Mi chiamo Massimiliano, ho 29 anni e ho la Sclerosi Multipla.
La patologia mi è stata diagnosticata quando avevo solo 17 anni.
In quel periodo non riuscivo a realizzare cosa mi stava accadendo, né volevo farlo più di tanto: pur facendo mille esami e controlli, mi facevo poche domande. Certo, mi rendevo conto che in me qualcosa non andava, ma non m’interessava dare un nome a quel “qualcosa”.
La malattia è stata comunicata alla mia famiglia perché ero minorenne, ed io non volevo saperne nulla, neanche il nome della patologia. Diciamo che stavo “bene” cosi. Il sol pensiero di sapere il nome di quel “qualcosa” mi spaventava un sacco.
Ho avuto la fortuna di avere al mio fianco persone speciali, la mia famiglia e i miei amici. Mi hanno dato tanta forza e per questo motivo non ho mai rinunciato a vivere appieno la mia vita. Grazie a loro tutto quello che mi ero preposto di fare l’ho fatto, cercando in tutti i modi di compierlo al meglio. Il tutto sempre consapevole del fatto che quel “qualcosa” dentro di me mi avrebbe fatto compagnia, nel bene e nel male.
“Avevo un sogno”. Arruolarmi. Combinazione dopo un mese dalla diagnosi ricevo la chiamata alle Armi per espletare in servizio Militare di Leva. Per dare vita al mio sogno ho tenuta nascosta la malattia. Avrei dovuto comunicare immediatamente il mio stato di salute agli organi competenti; non l’ho fatto perché a diciotto anni ci si sente immortali e nella mia ingenuità ero certo di poter svolgere al meglio il mio servizio, come effettivamente è stato. Il solo pensiero di non poter adempiere ai doveri che il mio Stato impone, mi faceva sentire un invalido, un emarginato. Credevo e credo saldamente e profondamente nei valori che la divisa rappresenta, nella Patria, nel nostro Tricolore, e nel prestigio che comporta l’indossare un’uniforme.
Nel dicembre del 1999 mi sono arruolato.
Durante il servizio di leva ho partecipato ad alcuni concorsi per poter continuare la mia carriera militare, omettendo di comunicare la mia malattia. Dopo essere risultato vincitore di concorso sono diventato Volontario in Ferma Breve per la durata di ulteriori tre anni. Durante questo periodo ho partecipato a diverse operazioni di Peacekeeping in teatri impegnativi quali Albania, Kosovo e Afghanistan, svolgendo al meglio i miei compiti, onorando la mia divisa e il mio Paese.
Nuovamente vincitore di concorso, nel 2004 si è avverato il sogno della mia vita: l’arruolamento nell’Arma come Carabiniere in ferma volontaria per la durata di quattro anni.
Mi sentivo un ragazzo realizzato, in tutto e per tutto. Avevo raggiunto i miei obiettivi e ciò che mi ero preposto di fare nella vita si era concretizzato a tal punto da farmi dimenticare completamente il fatto di esser affetto da una patologia non indifferente.
Nel gennaio 2008, dopo quattro anni di servizio e di esperienze indimenticabili, arrivò il giorno che mi avrebbe permesso di diventare un Carabiniere in servizio permanente. Durante la visita medica si accorsero però che in me c’era qualcosa che non andava; la patologia si era infatti risvegliata colpendomi alle gambe, causandomi dei problemi di scoordinamento nella deambulazione. Quindi era arrivato il momento di dare un nome a quel “qualcosa”. Sclerosi Multipla”
Dopo un anno di convalescenza venivo riformato e collocato in congedo definitivo. Questi purtroppo sono i regolamenti. E così a malincuore, ho dovuto rinunciare al mio sogno.
E’ stato un brutto periodo. Sapevo però di dover dare una svolta alla mia vita. E visto che, nonostante la SM, potevo spingermi verso qualcosa un po’ più vicino ai miei desideri, ho pensato che se hai voglia di fare una cosa la fai. Mi sono detto: Massimiliano fino dove arriva va. In fondo con l’Esercito e i Carabinieri e con tutta la SM ho fatto delle grandi cose e ce l’ho fatta. Posso andare avanti. Non metto ostacoli davanti al mio cammino. La malattia non mi blocca affatto.
Nel 2009 sono entrato in contatto con l’AISM. All’inizio, confesso, ero spaventato. Mi sentivo quasi a disagio all’idea di dovermi confrontare con altre persone con SM. Dentro di me pensavo: “Non bastano i problemi che ho?”. Poi qualcosa è cambiato all’improvviso. Mi si è accesa come una lampadina, e ho deciso di mettermi in gioco lanciandomi in questo nuovo mondo. Mi sono detto: “Ci provo!”, e oggi posso dire che per me l’Associazione conta molto. Mi sono reso conto che non si tratta solo di mettersi a confronto tra persone con la stessa patologia, ma di far parte di una famiglia pronta a starti vicino in tutto e per tutto a 360 gradi.
Ciao Massimiliano, ho letto la tua scheda e devo dire che anche a me per un certo periodo della mia vita sarebbe piaciuto entrare a far parte delle forze armate… nell’aeronautica per l’esattezza… magari come pilota.
Poi però mi sono detta che gli aerei sono stupendi ed è bellissimo quello che permettono di fare ma, come ogni cosa, hanno anche un lato negativo che è la guerra. Adoro l’Italia ed anche l’idea di poterla difendere però, nonostante tutto, il terrore di far del male agli altri mi ha bloccata anche se un amore smisurato per le forze dell’ordine e gli aerei militari in particolare mi è rimasto! 😀
Anche io sono affetta da SM, l’ho scoperta da un paio d’anni anche se in realtà l’avevo avevo da circa dieci senza saperlo… anche io la vivo in modo sereno e faccio parte dei volontari dell’AISM anche se mi limito solo a vendere gli oggetti che servono alla raccolta fondi.
Anche per me vale il discorso del sentirmi spaventata nell’incontrare altre persone affette da SM… o meglio.. solo quelle sulla sedia a rotelle o che sono profondamente depresse. Normalmente, soprattutto in ospedale, cerco di tirare su il morale a tutti e di dare coraggio a più persone posso. Però, è più forte di me, al momento ancora quei tipi di persone su di me hanno un effetto negativo e preferisco non vederle. Credi che prima o poi riuscirò a farmi passare questa sensazione?
Ciao Bi,
ti ringrazio per aver letto e commentato il mio post e mi scuso per la tarda risposta.
Non condivido appieno i tuoi pensieri. Questo ora non vuol dire che io ti stia giudicando. Assolutamente “NO”. Non mi permetterei mai e poi mai, perché ognuno di noi è libero di manifestare il proprio pensiero.
Se cosi non fosse saremo tutti dei burattini e questo non va bene.
Allora secondo il mio punto di vista, per quanto riguarda le forze armate e la difesa della patria non è necessario far del male ad altri o addirittura adottare il sistema della guerra. Spesso e volentieri ci si ritrova a difenderla adottando dei sistemi ben diversi, tipo quello di prevenzione.
Per quanto riguarda invece le persone con SM, purtroppo costrette su una sedia a rotelle, non li definirei “quei tipi”. Secondo me “Tutti” siamo esseri umani e “Tutti” siamo uguali. Tutti abbiamo un cuore, un cervello, un anima e dei sentimenti. Quindi non vedo il perché si debba fare una distinzione. Mi hai scritto che in ospedale cerchi di tirare su il morale a “Tutti” e di dare coraggio a più persone, però sei terrorizzata da quelle sulla sedia a rotelle. In questo caso il tuo “Tutti”, secondo me, si trasforma in un: ad “Alcuni”.
Dare il proprio supporto morale ad una persona è molto fondamentale, indipendentemente dallo stato in cui si trova. Quindi il consiglio che posso darti è questo: non guardare le persone per quello che hanno, ma per quello che sono, e vedrai che tutto sarà diverso.
Dal film “The Blues Brothers”
“Speriamo che tutti voi possiate godervi lo show e ricordatevi:non importa chi siete, o cosa fate per vivere, crescere o sopravvivere,ci sono delle cose che ci rendono uguali l’un l’altro: tu, io, lui, loro – tutti, ragazzi, tutti!!! Tutti abbiamo bisogno di qualcuno, Tutti abbiamo bisogno di qualcuno da amare”.
“E quando trovate questo qualcuno particolare, tenetelo stretto, uomo o donna che sia, amatelo, coccolatelo, stringetelo. Esprimete i sentimenti con baci e carezze, perché è importante trovare il giusto qualcuno da baciare, da sognare. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno da amare”.
Quando ho deciso di partecipare al convegno a Roma, ero un po’ spaventata perché pensavo e ripensavo all’imbarazzo che potevo avere nel conoscere persone con “difficolta’ fisiche visibili”. Mi chiedevo se ne sarei stata all’altezza e mi preoccupavo di avere un comportamento giusto e di non avere un espressione spaventata o impacciata.
Credo sia normale. Ne sono uscita vincitrice. Fin dal primo momento che sono arrivata in quel albergo e’ come se il mondo fuori non esistesse piu’.
C’eravate voi e il “nostro mondo”.
Nessuna realta’ , nessuna persona mi ha fatto sentire in difficolta’ intendo psicologicamente. Nessuna. Anzi mi sentivo benissimo. Mi sentivo a casa, con persone “speciali” capaci di capire ogni sentimento e ogni situazione. Ho lavorato molto per sentirmi cosi oggi, ed e’ stata una grande vittoria accorgersi che tutto questo non mi spaventa piu’!!
Mi spaventa chi non e’ dentro a questa realta’ , gli stupidi che ignorano che le persone che “barcollano” sono meravigliosi , capaci di dare il cuore, mi spaventano gli stupidi che non apprezzano la vita, gli stupidi che non si accorgono di quanto abbiamo noi…….perche’ NOI ABBIAMO MOLTO!! Mi sento dentro ad una grande famiglia e ne sono fiera.
Ciao Massimiliano! Intanto complimenti per la forza che ci metti per affrontare questo “mostro”!
Sai, io e te ci assomigliamo molto…prima di tutto perchè anche a me a diciassette anni mi è stata diagnosticata la SM e poi anchio avrei sempre desiderato entrare nell’esercito (in particolare nella Brg Folgore!) Oggi ho diciannove anni e non accetto ancora il fatto di non poter svolgere la carriera da me tanto desiderata… Mi ha fatto molto oiacere leggere la tua storia! Sei davvero uno MASSICCIO!!!
Leggere con quanta forza affrontate questa patologia mi da il coraggio e la forza x andare avanti e tenere duro nn per me ma x mio figlio che ha quasi 22 anni e gli hanno diagnosticato da poco la Sm grazie ragazzi in bocca al lupo e nn mollate mai