Avete mai sentito parlare di John Snow? Durante l’epidemia di colera della metà dell’Ottocento, pare che questo medico inglese studiò il modo di diffondersi della malattia. Con infinita pazienza, raccolse e registrò – per ogni caso di colera – tutti i dati di cui disponeva: età, ceto sociale, luogo, etc. Contò il numero di decessi per area territoriale e poi utilizzò una piantina di Londra per rappresentarci il diffondersi dei casi. Questo gli permise:
a) di notare che i decessi si concentravano attorno ad una pompa dell’acqua nel distretto di Soho
b) di ipotizzarne la causa di diffusione dell’epidemia (la pompa di distribuzione dell’acqua, appunto…)
c) di prevenire l’insorgenza di nuovi casi (bloccando la pompa, bloccò una nuova ondata di epidemia).
Oggi John Snow è considerato un pioniere dell’epidemiologia. E partendo dalla storia curiosa di questo medico inglese, Michela – ricercatrice biostatistica si occupa di ricerca clinica epidemiologica e sociosanitaria per la Fondazione Italiana Sclerosi Multipla – ci ha dedicato un po’ del suo tempo per raccontarci di cosa l’epidemiologia si occupa.
“Discorso (o studio) sul popolo“: questa è l’etimologia della parola. L’epidemiologia quindi si occupa di collettività. Di una malattia, studia per esempio la frequenza e la distribuzione geografica, dati che servono a dimensionare il fenomeno sul territorio. E questo la rende una disciplina fortemente collegata ai concetti di prevenzione e dunque di interesse della sanità pubblica.
Mi ha colpito una cosa: i dati epidemiologici hanno valore non come dati a se stanti ma all’interno di un contesto, dunque tenendo presente tutte le variabili, e questo richiede che siano trattati con una cura e attenzione estreme. Per fare un esempio pratico: se abbiamo un dato che ci dice che aumenta la prevalenza (che indica i casi di malattia sulla popolazione in un dato istante di tempo) dobbiamo leggerli insieme agli altri dati e informazioni di cui disponiamo, per scoprire che l’aumento della prevalenza potrebbe essere collegato per esempio all’utilizzo di un nuovo metodo diagnostico.
Dopo il tuffo nel passato con John Snow, torno al presente (anche se non proprio recentissimo): qualche settimana fa, del tutto causalmente, ho visto un video dedicato all’intervento di Hans Rosling, un ricercatore svedese che si occupa di epidemiologia sociale, a una TED conference del 2007. Da vedere.
il video di rosling in effetti è molto interessante, ci sono anche altri interventi suoi sul sito http://www.ted.com