“Dico o non dico al mio capo di avere la SM?”. “Il mio datore di lavoro mi fa problemi quando prendo i permessi 104”. “Il mio capo non sa neppure cos’è la SM…pensa sia un raffreddore”. ” “Iscrivermi alla lista del collocamento mirato, mi fa sentire diverso”.
Ecco solo alcuni dei pensieri e dei dubbi che attanagliano la maggior parte dei ragazzi che si sono incontrati lo scorso week end a Roma in occasione del Convegno Giovani e che hanno preso parte al workshop dedicato al mondo del lavoro. Un tema di cui non è semplice parlare.. vuoi perchè stiamo vivendo un periodo storico dove la parola “lavoro” o “impiego” rischia di essere cancellata dai vocabolari data la scarsità di posti e la grave situazione socio-economica che sta attraverso il nostro paese; sia perchè entrano in gioco tanti fattori che fanno di ogni esperienza.. un qualcosa di unico.
Tuttavia, esiste un dato di fatto che non possiamo ignorare… anche cercare lavoro… diventa un lavoro! CV, colloqui, annunci… roba che ti porta via del tempo e che spesso ti stressa! E’ per questo che è importante ORGANIZZARSI! Bisogna mettere in atto strategie che ci permettano di mettere in tasca una quota minima di probabilità di andare a segno! (Se qualcuno di voi volesse ricevere le slide con tutta una serie di consigli utili per affrontare la fase “pre-impiego”, scrivete a community@aism.it 😉 )
Ma se i preparativi e la ricerca sono stancanti (talvolta occorre inviare migliaia di cv).. quanto stress procura l’idea di affrontare un colloquio? Non è facile sedersi davanti ad un selezionatore che può decidere di porti qualsiasi domanda in pochi minuti e magari non tutte lecite per la normativa vigente.. E poi.. E’ obbligatorio dire di avere la SM al proprio capo, oppure no? E sul CV, è utile riportare l’indicazione che esplicita la nostra appartenenza alle “categorie protette?”. Due domande che spesso fanno sudar le mani, fanno venire le palpitazioni.. e a volte anche un senso di nausea e di rifiuto verso la propria condizione.
Diciamo che la risposta tecnicamente corretta alle due questioni è NON esiste nessun obbligo. Dire al proprio capo “Ho la SM” (sia in fase di selezione, sia durante la vita lavorativa) è qualcosa che dipende solo dalla singola persona. Non esiste un consiglio giusto o sbagliato a riguardo.. l’unica cosa che si può dire è che, in caso di panico totale, la cosa migliore è sempre quella di rivolgersi ad un professionista (un avvocato del lavoro, ad esempio, o un sindacalista) che ci aiuti ad analizzare una serie di fattori personali ed aziendali..e a scegliere con maggiore consapevolezza.
Stesso vale per la questione del Curriculum. Molti di noi, persone con disabilità, hanno paura di discriminazioni.. o semplicemente non accettano di essere un “lavoratore disabile”, una “categoria protetta”. Pensieri e domande legittime.. intanto bisogna sempre più far emergere come essere stati assunti tramite le liste della legge 68/99 non significa necessariamente diventare il portinaio di un ufficio o un centralinista… Esistono delle esperienze positive, anche in Italia che vedono persone con disabilità (fra cui quelle motorie, con una SM che non dà sintomi visibili..) che hanno raggiunto posizioni aziendali di tutto rispetto… !!
Bisogna poi puntualizzare che parlare oggi di “categorie protette” sarebbe tecnicamente errato. Si tratta piuttosto di un’idea entrata a far parte dell’immaginario comune come residuo della vecchia disciplina giuridica della fine degli anni ’60, relativa a lavoratori imposti alle aziende, ritenuti (sbagliando) “inadeguati” a svolgere molte attività e considerati perlopiù improduttivi. Oggi, invece, si deve pensare e parlare di persone, lavoratori che sono entrati nel mondo del lavoro o cercano un lavoro, anche attraverso il sistema del collocamento mirato, per una migliore e più corretta individuazione di mansioni idonee rispetto al singolo percorso formativo, personale e lavorativo pregresso. Una volta assunti, infatti, si è lavoratori a tutti gli effetti con gli stessi obblighi e gli stessi diritti che hanno i colleghi!
Sapete, attraverso un piccolo gioco di ruolo, abbiamo potuto riflettere e toccare con mano sul fatto che, a volte, bisogna ritornare sui propri passi e rivedere le proprie scelte… perchè le cose cambiano (spesso senza che noi lo vogliamo) e bisogna essere aperti a questo cambiamento. Cambiano sul tipo di lavoro, cambiano rispetto alla SM, cambiano in merito alle nostre condizioni personali… Il mondo del lavoro è una Jungla, ma noi dobbiamo essere tanti piccoli,grandi “John Wayne” pronti a cogliere le sfide, a metterci in gioco e a non mollare.. perchè molto dipende da noi.. e questo può fare la differenza! 😀
E con questo messaggio di grande positività che è un po’ il succo di quello che è emerso durante le tre ore trascorse insieme ai tanti partecipanti… vi dico… di stare comunque tranquilli… tanto ciò che è certo è che “In pensione non ci andremo mai!” 😀
Per qualsiasi info sul mondo del lavoro, per qualsiasi consiglio o dubbio.. non esitate a chiamare il Numero verde AISM 800.80.30.28. Qui avvocati ed assistenti sociali saranno pronti a darvi una mano!
Tutto molto bello… ma anche tutto molto ideale che rasenta l’utopia: un mondo fatto di persone che non discriminano.
E’ già difficile conviverci con la SM, non c’è proprio bisogno di essere anche discriminati dal proprio capo andandoglielo a dire. O discriminati da un futuro datore di lavoro.
Se non strettamente necessario, sono dell’idea che per poter lavorare è meglio tacere. O accettare di ridurre ulteriormente le nostre possibilità di trovarlo, un lavoro.
Ciao Daniele! Effettivamente non è tutto rosa e fiori, anzi.. Lo sappiamo bene e anche durante il workshop abbiamo ampiamente parlato di quella che è la realtà. Però, credo che la scelta di dirlo oppure no.. dipenda solamente dalla singola persona e dall’ambiente di lavoro in cui si trova. E’ vero che la maggior parte delle volte ci si trova di fronte persone poco attente, poco sensibili ed ignoranti, insieme ad un ambiente di lavoro poco congeniale..ma non si può sempre guardare al negativo. Seppur poche.. ci sono anche realtà diverse in cui la persona con SM non è discriminata per il solo fatto di avere una patologia.. Mi piacerebbe che le persone che si trovano in condizioni favorevoli di lavoro, commentassero questo post. Tu come ti trovi sul tuo posto di lavoro?
Io l’ho sempre detto, ho avuto una esperienza negativa, ma li nn c’entrava la discriminazione erano persone veramente ignoranti su tutto, i classicic italiani che vedono solo il loro naso e se ne fregano del mondo, per me la peggio RAZZA! Dove sono assunta ora invece sto benissimo, i colleghi sono intelligenti e capiscono quando ho bisogno di aiuto, il direttore addirittura quando ho avuto la ricaduta mi spediva sms per aggiornarsi sulle mie condizioni e al ritorno mi ha fatto trovare i pasticcini. Una bella realtà che spero sia sempre di più la regola.
Grazie Ila per la tua testimonianza! 🙂 ..e speriamo che ce ne siano sempre di più di realtà così!