Evento Giovani oltre la SM 2024

Internet? La mia finestra sulla sclerosi multipla

Vi presentiamo una nuova lettera giunta alla redazione di SM Italia – bimestrale d’informazione dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Come è sempre, anche questa volta si affronta  un tema molto sentito.

Ilaria ci racconta il suo rapporto con la SM attraverso lo specchio del web, dove si trovano informazioni  e  consigli, che permette di stringere relazioni, ma dove non sempre è tutto rose e fiori.

Come sempre commentate nuemerosi! Sul numero in uscita fra qualche giorno troverete anche la risposta di un esperto a questa lettera.  In questo caso Fausto Colombo: Professore ordinario di Teoria e Tecniche dei Media presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, docente di Media e Politica.

Ho 38 anni, e da quando ho ricevuto la diagnosi, 14 anni fa, si può dire che la mia sclerosi multipla è sempre stata anche «la mia SM sul web». Un rapporto ombelicale. Quasi, a volte, da non capire dove finisca il reale e cominci il virtuale. Senza il web oggi non sarei la stessa Ilaria.

Da anni ho soci, amici, persone reali con me. Ma per i primi 5 anni (asintomatici), in cui negavo tutto quanto, il web è stato la mia sola finestra sulla SM, con i pro e i contro che questo comporta. Il web ha cambiato quel maledetto giorno della diagnosi, quando ho capito (ero ignorante) che non sarei morta. Il web ha traghettato la mia paura in una realtà quotidiana. Sei anni d’interferone e dopo travagli, incidenti, (le auto-iniezioni me le ha spiegate un’infermiera professionista su un forum!) pian piano, mi sono trovata con altri, anche all’estero.

C’è un blogger newyorchese con la SM che è il mio ‘faro’. I forum sui sintomi, sui farmaci, sull’evoluzione; in fondo c’è sempre da combattere la paura e la solitudine, ma quando parli con altri come te, è molto diverso che sentirsi dire i «dai, però stai bene» della gente comune. La ricerca scientifica, il linguaggio, parole come «esame obiettivo» (cos’è sta roba?), parlare meglio col tuo medico perché sai qualcosa di più. Poi sì, ci sono anche i contro: mi scrive uno pseudo-dentista e mi propone una fantastica ‘cura’ (?) eliminando le otturazioni in amalgama.

Le persone tentano cure alternative, ‘miracolose’, mentre i neurologi «ci usano solo come cavie» (sic!). Arriva un’altra cura, azzardi a postare su facebook che non è provata, e la gente ti aggredisce. E il confronto con chi sta peggiorando? Sarà pure sbagliato, ma quando sei sola con la tua paura…

«Oddio, forse non sto più bene come credevo». Puoi essere alfabetizzata, avere un buon medico, ma quando la paura è seduta con te davanti al PC… È possibile, mi chiedo, prendere solo il buono?

Ilaria Migliorati

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16 commenti

  1. Ho 41 anni, sono assolutamente d’accordo con te, Fism- Aism- world MS- via web ci tengono aggiornati e ci danno quella parola che fuori è impossibile sentire, io personalmente non faccio la cura perché la mia è una diagnosi, da 4 anni, di possibile SM, anche se domani ho la risonanza di 2 ore, e controlli semestrali.
    Io sono stanca, di quella stanchezza che non ti da lucidità, che ti attanaglia, ma ho un figlio piccolo e non posso lasciarmi andare, ma sentire e leggere di questa malattia mi da sostegno, e grazie al web, l’anno scorso, in quella settimana in cui si poteva parlare coi ricercatori ho saputo che la mia forma è ‘benigna’ e che potrebe restare così per sempre, come succede nel 20% dei casi!insomma grazie del sostegno al web e non sei sola Ilaria!
    ciao,
    Anna

    • Grazie a te Anna e “grazie” a tutti noi insieme! la condivisione, quella che da virtuale diventa reale, è la cosa più sana! E grazie per la forza che dai e che ti dai da mamma.

  2. andrea varsalona Reply to andrea

    io non ho paura…sai perché invece tu ne hai?
    Hai paura perché pensi che ci sia ancora speranza…io invece ho gia’ accettato il fatto che non c’e’ nessuna speranza…prima lo accetti e prima scomparira’ la paura.
    Detta cosi’ sembra cruda…ma…bisogna capire…rendersi conto…ed accettare…che questo non e’ un film…quelli dove il buono…sconfigge il cattivo…salva il mondo…e vive felice e contento con la bella…in questo film…il buono…viene preso a schiaffi dal cattivo…non salva il “suo” mondo che cade a pezzi un giorno dopo l’altro…e quanto alla bella…la può guardare in fotografia…
    Non bisogna dimenticare che esiste un’emozione…un sentimento…in grado di farci stare più male della malattia…la speranza…bisogna sforzarsi di vivere il momento presente…l’adesso…senza riporre fiducia in cio’ che potrebbe accadere…ma potrebbe anche non accadere…
    se poi accade…saremo felici…ma se non accade…non sara’ per questo che saremo tristi.
    “Si può imparare qualcosa da un temporale. Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente. Se invece, sin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza agendo con risolutezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.”
    (Yamamoto Tsunetomo-la via della spada)
    Sto parlando di qualita’ della vita…penso che accettarsi…ed accettare il proprio destino…sia basilare per poter ambire ad una certa “serenita” che non e’ da confondersi con una “serena rassegnazione” perche nessuno sta parlando di resa…sto parlando di consapevolezza ed accettazione del proprio destino…sto parlando di accettare se stessi, i propri limiti ed il proprio fato quale che esso sia…con le dovute proporzioni…la stessa lucidità di fronte all’inevitabile che ebbero i 300 delle Termopili oppure i nostri soldati schierati nella battaglia di El Alamein.
    Solo quando la linea di non ritorno e superata…solo di fronte all’inevitabile…gli esseri umani esprimono cio’ che sono…dando il loro meglio…o il loro peggio…

    io la penso cosi.

    saluti
    andrea

    • Caro Andrea, le tue citazioni sul fatto di “arrendersi” – diciamo così – al fiume della vita, con tutto ciò che essa porta, dolore compreso, sono molto belle. Ma dissento sul fatto che non si debba avere speranza, e che la speranza – nel mio caso, ma il mio è solo un esempio – sia ciò che mi “incastra”, ciò che dà paura. Punto primo: la speranza fa andare avanti, sopravvivere e dà quella bella cosa che io chiamo tenacia, in tutto, nella malattia ma anche in tutto il resto. Punto secondo: avevano speranza anche gli ebrei confinati nei lager nazisti (leggiti Frankl a proposito, “Alla ricerca di un significato della vita”), quindi in un contesto che chiunque definirebbe privo di speranza (roba ché la peggio sm progressiva è poco, a confronto). Ebbene questa speranza ha permesso ad alcuni di loro – alcuni, beninteso: non tutti – di sopravvivere. Come lo spieghi, questo? La speranza, caro Andrea, NON è da confondersi con l'”illusione”. Illusione è dire “non ho la malattia, non si muoverà mai”, etc etc. Illusione, ovvero negazione. Speranza è: comunque sia e al di là di tutto, io sono viva. La speranza non dà paura; l’illusione, sì. E addentrarsi nel web non dovrebbe darci nè troppe illusioni (false) nè troppa paura (ed è questo un po’ più difficile). Ti abbraccio!

    • maria graziella Reply to maria

      ultimamente quando c’è anche una pioggerellina mi bagno e prendo l’inzuppata come esperienza..

  3. andrea varsalona Reply to andrea

    Cara Ilaria,
    Non ho mai parlato di Resa…non ci penso nemmeno lontanamente alla resa…io parlo di raggiungere una condizione mentale di accettazione dell’inevitabile…perché il nostro destino ci porta verso determinate condizioni mediche…per la nostra generazione…poco o nulla cambiera’…pillole o non pillole…
    Sto parlando di continuare a combattere comunque…combattere fino alla fine…anche senza possibilita’ di vittoria…
    la speranza ha la grande pecca di alimentare l’illusione…cosa che puntualmente succede alle persone deboli…e diciamo…che chi ha il nostro “problema” e parecchio debole…
    Quanto agli ebrei…potrei parlare della rivolta del ghetto di Varsavia…quelli che si rivoltarono avevano gia’ presente la fine che avrebbero fatto…ma rivoltarsi era la cosa giusta…quindi la fecero…quanto a quelli tradotti nei campi…certo che speravano…speravano perché era l’unica cosa che potevano fare…chi e’ sopravvissuto e’ sopravvissuto grazie all’arrivo dei Russi e degli Anglo-Americani…

    un abbraccio anche a te

    • Però vedi che alla fine la pensiamo in modo simile! Avevi esordito nel primo post, dicendo “sai perché hai paura? perché ancora speri” e invece vedo che combattere e la speranza, dietro il cinismo apparente del tuo linguaggio, ci sono, eccome. Mi piace molto la parola COMBATTERE, mi piace! Tu come stai, pillole flebo e siringhe permettendo (se posso chiedertelo?). Continua a combattere, comunque tu stia e qualsiasi siano i tuoi problemi/deficit/etc etc.. Ma non c’è bisogno che te lo dica io;-)… abbraccio!

      • andrea varsalona Reply to andrea

        Sto come tutti noi…”si sta come d’Inverno sugli alberi le foglie” (Ungaretti)
        Non sono ancora messo malissimo…ma..in costante peggioramento (lo dice la mia EDSS che attualmente e 3)…rebif44 tre volte alla settimana…sono stato diagnosticato nel luglio 2011..ma di fatto ho la malattia dal 2001…ti mando il pezzo che ho scritto dal quale ho estrapolato parte del nostro discorso

        CONSIDERAZIONI

        “Come fai a raccogliere le fila di una vecchia vita… come fai ad andare avanti… quando nel tuo cuore cominci a capire… che non si torna indietro… ci sono cose che il tempo non può accomodare…ferite talmente profonde… che lasciano un segno.”
        (JRR Tolkien -Frodo Baggings ne il signore degli anelli)
        Certo dipende dal tipo di vita…dalle abitudini…dalle aspirazioni…dai progetti…dagli obbiettivi raggiunti e da quelli che ci si e’ prefissi di raggiungere…o meglio “che ci si era prefissi di raggiungere”…poi…dipende anche dalla persona..da quanto ci tiene…da quanto “gli frega” di tutto quanto (che come al solito avevano ragione i vecchi : “certe volte…e’ meglio non capire nulla”)…perche’ certe volte…certe persone…possono essere cosi’ deboli…da appartire fortissime…
        Detto tutto questo…veniamo a noi…il problema e’ che la tua mente ragiona “pensando” di poter fare le cose “normalmente”…ad una velocita’ X…ma…il tuo corpo…non riesce piu’ farle..o almeno…non piu’ a quella velocita’, ma ad una velocita’ 1/10 di X (X diviso 10).
        Al momento della dignosi (generalmente) ti e’ stato detto che “vivrai una vita quasi normale”…precisiamo due cose:
        1) cinquanta anni fa erano guai seri…i malati se la potevano letteralmente sognare la “vita quasi normale”…quindi…la “vita quasi normale” qualunque vita sia…e’ un traguardo della medicina davvero ragguardevole…questo…non va mai dimenticato…
        2) e’ fisiologico per tutti gli esseri umani il “lamentarsi sempre e comunque”…ed in questo…noi italiani…siamo maestri…questo…va’ sempre considerato…
        fatte queste precisazioni…penso che se la persona in questione viveva una vita ritirata, piatta, sedentaria…sotto certi aspetti…anche solitaria…si…si puo decisamente dire che “vivra’ una vita quasi normale” perche’ infondo…i cambiamenti saranno pochi…ma se il soggetto diagnosticato vivesse una vita tutt’altro che ritirata non piatta non sedentaria e per niente solitaria…allora…i cambiamenti ci sono eccome.
        Per quanto egli sia pragmatico…per quanto egli imponga a se stesso di “non pensarci”…succedera’ che…nelle pieghe di una conversazione…negli altrui propositi…guardando la televisione…nei ritagli di tempo quando non ha nulla da fare…oppure…a notte fonda fissando insonne un punto imprecisato sul soffitto della sua camera…finira’ per rivangare tutte le cose che faceva e che non puo’ piu’ fare…e tutte le cose che si era proposto di fare e che difficilmente riuscira’ a fare…
        Nel mio caso ho sempre avuto un debole per i piu’ deboli e per gli gli sconfitti in genere…ricordo che da ragazzino quando si giocava a calcio nel piazzale del paese, e toccava a me la scelta della mia squadra, sceglievo sempre i piu deboli, la mia squadra era palesemente inferiore…ovviamente…il risultato era quasi sempre scontato…ma…ogni tanto…succedeva il miracolo…e gli ultimi…vincevano…
        Che festa che era…una vittoria con la squadra piu’ debole…ne valeva 100 con la piu’ forte…era una magra consolazione quella di vincere a mani basse contro una squadra inferiore…in una situazione dove nella squadra forte eri un numero, uno dei tanti…ma…vincere con i piu’ deboli…dove non eri uno dei tanti…dove tu eri tu…era tutta un’altra cosa…
        Forse…dopo la diagnosi…ragionai alla stessa maniera…ancora una volta ero schierato con i deboli…i sicuri sconfitti…stavolta non era una mia scelta…ma…una parte di me era galvanizzata dalla sfida…
        Uscito dall’ospedale…dopo aver smaltito le bolo di cortisone…provai a riprendermi la mia vita…se non tutta…almeno un pezzo…
        Ci ho provato…e ci sto ancora provando…continuero’ a combattere fino alla fine…quelli come me continuano a combattere perche’ non possono fare altro non essendo la resa nella loro natura…quelli che…avrebbero preferito bruciare subito piuttosto che spegnersi lentamente…ma…le cose hanno preso un’altra piega.
        Comunque e’ dura…come in un tiro alla fune dove ogni giorno “molli un po’”…questa gara…se di gara si tratta…piu’ che una partita di calcio o un tiro alla fune…è una partita a scacchi…dove il nostro avversario gioca per vincere…noi…al massimo possiamo puntare allo stallo (pareggio).
        Tante cose che volevo fare…difficilmente le faro’…molte avrei potuto farle…ma le ho rimandate…non so perche’…pensavo di aver tempo…poi il tempo e’ finito…altre cose (piu’ impegnative) le ho rimandate con cognizione di causa…questioni sia pratiche che economiche…anche queste ultime saranno difficilmente portate a termine…non uso mai la parola impossibile…niente e’ impossibile…ma devo dire che molto…e’ diventato improbabile.
        Volevo passare una ventina di giorni bighellonando per le isole greche…in sacco a pelo…o come capitava…difficilmente ci andro’.
        Volevo vedere dal vivo il Cerro Torre (Cile-Argentina) dopo aver attraversato una buona parte di Patagonia in fuoristrada…difficilmente lo faro’.
        Volevo fare trakking in Nepal…e…nella regione del Khumbue visitare i monasteri tibetani…difficilmente ci riusciro.
        Tante cose che facevo…non le faccio piu’…se devo sceglierne una…scelgo la corsa…e’ quella che mi manca di piu’…nulla “libera la mente” e scarica lo stress come una bella corsa…ma…non intendo una corsetta tranquilla…intendo una sfida con se stessi sino allo stremo delle forze…sino al limite…e poi oltre.
        Bisogna capire…rendersi conto…ed accettare…che questo non e’ un film…quelli dove il buono…sconfigge il cattivo…salva il mondo…e vive felice e contento con la bella…in questo film…il buono…viene preso a schiaffi dal cattivo…non salva il “suo” mondo che cade a pezzi un giorno dopo l’altro…e quanto alla bella…la può guardare in fotografia…
        Non bisogna dimenticare che esiste un’emozione…un sentimento…in grado di farci stare più male della malattia…la speranza…bisogna sforzarsi di vivere il momento presente…l’adesso…senza riporre fiducia in cio’ che potrebbe accadere…ma potrebbe anche non accadere…
        se poi accade…saremo felici…ma se non accade…non sara’ per questo che saremo tristi.

        “Si può imparare qualcosa da un temporale. Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente. Se invece, sin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza agendo con risolutezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.”
        (Yamamoto Tsunetomo-la via della spada)

        Si parla di qualita’ della vita…penso che accettarsi…ed accettare il proprio destino…sia basilare per poter ambire ad una certa “serenita” che non e’ da confondersi con una “serena rassegnazione” perche nessuno sta parlando di resa…sto parlando di consapevolezza ed accettazione del proprio destino…sto parlando di accettare se stessi, i propri limiti ed il proprio fato quale che esso sia…con le dovute proporzioni…la stessa lucidità di fronte all’inevitabile che ebbero i 300 delle Termopili oppure i nostri soldati schierati nella battaglia di El Alamein.
        Solo quando la linea di non ritorno e superata…solo di fronte all’inevitabile…gli esseri umani esprimono cio’ che sono…dando il loro meglio…o il loro peggio…
        E’ incredibile…l’ho scritta quasi venti anni fa…e’ piu’ attuale ora che allora…

        CONTROCORRENTE

        Quando la disfatta e imminente
        Mentre il sole sembra annegare in un mare di ombre
        Ed il cielo mietere tempeste di tuoni
        Inverti la rotta…e naviga contro

        Contro le mezze misure di gente inetta
        E le troppe certezze degli ignoranti
        Contro la resa dei codardi
        E le angherie degli eroi di turno

        Contro le false ire degli opportunisti
        E la quieta disperazione del gregge di pecore
        Contro l’arroganza dei potenti
        Ed il disfattismo dei piccoli uomini

        Giungerai stremato alla fine del viaggio
        Dove la pugna e cruenta e la spada piu’ rossa
        E quando vedrai la tua nave contorcersi urlando
        Allora…alza la testa…raddrizza le spalle…e muori felice

        Hai fatto cio in cui credevi

        • Andrea, ti ho ringraziato sotto nel post di Maria Chiara, scusa il casino. Comunque. Visto che ti piace molto scrivere, il blogger newyorchese di cui parlo nella lettera potrebbe interessarti molto, se sai l’inglese-americano. Ha vinto addirittura dei premi come miglior gblog sulla sm a livello internazionale. E’ di rara profondità, ironia,humour, delicatezza. L’indirizzo è http://www.wheelchairkamikaze.com.Vacci e poi sappimi dire;-)

          • Ilaria

            PS nel blog viene descritta così bene la sensazione di perdita che tu così altrettanto bene descrivi parlando delle tue vacanze mai fatte. Vacci, davvero! Io se vado a NY lo voglio conoscere.

  4. Maria Chiara Reply to Maria

    Cari Ilaria e Andrea e tutti i ragazzi del Blog,
    è strano, leggendo i vostri commenti, non mi ritrovo in nessuno. Probabilmente è per il mio carattere estremamente mite e pragmatico.
    A me non piace per niente il verbo COMBATTERE, relativamente alla nostra malattia. Perché dite “combattere”? E non mi piace quando chiamate la SM “la mia compagna di vita”. Perché farla così propria e darle un posto così importante?
    Io ho 31 anni e da un anno mi è stata diagnosticata la SM (ho lesioni al cervello e al midollo e 24/24h formicolio ai piedi); inoltre l’anno scorso sono stata operata per un tumore al cervello e ho fatto una stremante radioterapia, che mi ha fatto perdere i capelli a ciocche. Ve lo dico perché non pensiate che scrivo senza sapere cosa dico, né che parlo da un pulpito. Sono anzi concreta e consapevole.
    Dopo quello che ho passato negli ultimi mesi della mia vita potete pensare che io “lotti” o “combatta” per vivere e andare avanti, ma non è così. Né sono “arresa”.
    Quello che ho fatto è prendere atto di quello che mi è successo e attivarmi. Ho iniziato la cura con l’interferone e mi tengo informata, ho dato la mia disponibilità come volontaria per le attività di raccolta fondi nelle piazze.
    Nessuno di voi cita il libro di Anne Boroch “Guarire dalla SM”. Nessuno di voi l’ha letto??
    Tutti lamentate un forte senso di stanchezza, che anche io ho provato nell’ultimo anno.
    Nel libro l’autrice parla dell’importanza FONDAMENTALE dell’alimentazione per invertire il corso della malattia. Lei da 17 si definisce guarita, perché le RM non mostrano più segni della malattia.
    Mi sono rivolta ad una nutrizionista e da un mese ho tolto tutti gli alimenti che contengono lievito, zuccheri raffinati e farina bianca, latte, alcol, carni rosse e di maiale, caffeina. Mangio molta più frutta e verdura, bevo tanta acqua, bevo latte di soya Bio, mangio legumi e riso, mais, tutto Bio. Prendo integratori di Omega 3,6, 9 e un composto naturale che rafforza il sistema immunitario. E’ faticoso, ma fattibile.
    Forse vi sembrerà impossibile, ma io NON SENTO PIU la stanchezza.
    Sto ripulendo il mio organismo da funghi e batteri per rafforzare il mio sistema immunitario.
    Voi mantenete le stesse abitudini di prima?
    Non pensate che sia uno stile di vita sbagliato, un approccio sbagliato alla vita, le nostre paure, che ci hanno portati ad ammalarci? Io lo penso e sto lavorando a questo. Non sto lottando né combattendo, ma come una formica, in silenzio, passo passo, cerco di accumulare forze.
    Tante volte piango e perdo l’orientamento, mi chiedo lo scopo di sopportare tutta questa sofferenza e ho paura, perché mentre vivo non so cosa sta succedendo dentro il mio cervello né se e quando peggiorerò. Non sono sempre forte e positiva. Faccio tutto quello che posso e poi si vedrà.

    Vorrei che tutti voi ragazzi malati come me di SM leggeste questo libro perché è di grande ispirazione.
    Anche l’autrice, come il tuo dentista, Ilaria, suggerisce di togliere le otturazioni contenenti mercurio, e io l’ho fatto. Non è una stupidaggine.
    Con il tempo e la masticazione le otturazioni si sgretolano, sebbene in modo non percepibile, e il mercurio entra in circolo nel sangue.

    Vi ringrazio per avermi permesso di scrivere ed esprimere i miei pensieri su questo Blog, molto speciale.
    Con affetto a tutti,
    Maria Chiara

    • Che altro dire se non Grazie.

    • Pardon Maria Chiara! Il “Grazie” sopra era indirizzato ad Andrea, ‘sto pc sta scapocciando oggi, altro che sclerosi… Volevo riportare un momento la discussione al tema originario, e cioè il web. Forse anche il libro che tu hai acquistato (immagino tratti la dieta Kousmine?) e la cura delle otturazioni in amalgama sono occasioni che hai incontrato nella tua vita di persona malata, anche grazie al web. Questo per dire che nel web ci muoviamo, ci ‘nuotiamo’ anzi, e ci sono mille opportunità, ma bisogna anche difendersi dalle insidie (forse, non lo so io, ma forse, sarà credibile il discorso delle otturazioni in amalgama; bisogna poi vedere CHI ti si propone e come ti contatta, c’è il ciarlatano e la persona seria). Tutto questo per dire, accettiamola, combattiamo – a chi piace questo verbo – prendiamone semplicemente atto: ognuno ha la sua ‘sfumatura semantica’ che poi è una modalità di approccio alla vita. Ma cerchiamo di fare distinguo e non crediamo a tutto, nè facciamoci condizionare a priori da ciò che leggiamo. Parlo per me ovviamente! La mia lettera originaria era un appello: come si fa a sguazzare nel web senza farsi condizionare in modo negativo? le risorse sono infinite, ognuno di noi ha avuto molte cose dal web, ma ci sono tante insidie. Ecco, trovare un’autodifesa naturale per queste, sarebbe l’ideale. Forse come dice Andrea sopra, l’autodifesa, l’unica, è una sana consapevolezza di chi sono io, e di come sto io, al di là dei confronti insani, delle pubblicità, delle proposte, delle pagine di siti neurologici che non abbiamo la competenza per capire. Per quanto riguarda te Maria Chiara, aggettivo o meno, combattimento o meno, la stai affrontando al meglio… chiaro poi che ognuno ha i suoi momenti di disperazione, inutile negarlo. Mi dai conferma, si tratta della dieta Kousmine, quella che segui?

  5. Maria Chiara Reply to Maria

    Ciao Ilaria,
    scusa se non mi sono attenuta all’argomento del tuo Post. E’ solo che vorrei che tutti leggeste quel libro perché cambiando le proprie abitudini, sia alimentari che di approccio alla vita, anche a voi, come a me, passi la sensazione di fatica e stanchezza.
    No, non seguo la dieta Kousmine, comunque il principio è lo stesso. Diciamo che è una dieta del buonsenso: fortificare il proprio organismo affinché riesca da solo, senza l’aiuto di farmaci, a difendersi e rigenerarsi. Questo stato di salute lo si raggiunge con un regime alimentare molto rigido e “ULTRASANO”. All’inizio è dura e un po’ deprimente, ma appena ci si inizia a sentire più forti e con più energie lo si segue relativamente volentieri, direi, e si capisce come sia ovvio che quello che introduciamo nel ns corpo ci fa essere quello che siamo.
    Non voglio rubare ulteriore spazio. Se decidi di comprare il libro, mi farebbe molto-molto piacere sapere se anche tu stai meglio. Io l’ho preso su Amazon. Su Youtube puoi trovare delle interviste alla scrittrice: Anne Boroch.
    Un carissimo abbraccio

    • Credo che mi documenterò sul discorso, Maria Chiara. Io poi sono motivata, e il discorso “dieta” o rigidità non mi spaventa… Fammi anche tu sapere se continui a stare meglio. E anche io se avrò dei segnali. Un abbraccio e continua così

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