Non ho mai avuto molto a che fare con medici ed ospedali, almeno fino a nove anni fa, quando tutto è cominciato. Improvvisamente luoghi e specialisti quasi sconosciuti diventano il tuo pane quotidiano e pian piano si instaura con loro una relazione diretta, quasi intima.
Il neurologo diventa il tuo amico, la spalla alla quale aggrapparsi quando le cose non vanno, l'”amico” con il quale confrontarsi, che ti aiuta a chiarire quei dubbi che ti attanagliano e che ti incoraggia a non mollare; l’eroe che combatte al tuo fianco per vincere insieme la stessa battaglia. A volte però, le cose non vanno proprio così.
Non sempre si riesce ad instaurare un buon rapporto con il proprio neurologo e questo per svariati motivi che vanno al di là dell’aspetto professionale: spesso è una questione di empatia, di relazione umana.
Per molti anni sono stata seguita da una brava neurologa con la quale, però, era davvero difficile parlare: aveva sempre poco tempo e spesso durante le visite veniva richiamata in reparto. A questi problemi organizzativi, che certamente non dipendevano da lei, si aggiungeva la difficoltà di porle le domande che mi passavano per la testa, la difficoltà di avere un confronto, l’irreperibilità al di fuori della visita di controllo. Era un bravo professionista e una brava donna, ma la nostra “relazione” non andava e non è un aspetto trascurabile quando si ha una malattia cronica. Quando il medico è solo la persona che ti aiuta a curare un raffreddore il rapporto umano può essere anche superficiale, ma quando si tratta di una malattia che dura tutta la vita e che ti impone scelte importanti e spesso difficili, come accade nella SM, le cose cambiano.
Io devo potermi fidare della persona che ho di fronte e a cui mi affido, devo poter credere che a combattere siamo in due e che se ho un problema posso rivolgermi a lei.
In questi nove anni sono cambiate tante cose e tra queste è cambiato anche il mio neurologo. Il mio percorso di vita mi ha portata in un’altra città dove lavoro e dove ho trovato un nuovo neurologo che mi segue con scrupolo e, soprattutto, sul quale posso contare. Finalmente posso fare domande e chiedere il suo aiuto quando è necessario. Ciò che manca è qualcosa che dipende solo da me: devo fare un lavoro su me stessa, devo imparare che le domande si fanno, che quando qualcosa non va bisogna dirlo senza aspettare il trascorrere dei sei mesi tra una visita e l’altra, devo imparare che una relazione medico-paziente è possibile.
Durante l’ultimo Convegno Giovani oltre la SM ho incontrato Roberto Furlan, dell’Istituto San Raffaele, neurologo molto attento al tema della relazione medico-paziente, con il quale ho parlato di questo l’argomento. A breve pubblicherò l’intervista su queste pagine, della quale per il momento vi lascio una brevissima anticipazione: «Il neurologo, nel caso di malattie croniche – e nella neurologia abbiamo praticamente quasi solo malattie croniche che non riusciamo a guarire – diventa quasi un compagno di viaggio. Inevitabilmente, non si sceglie una persona della quale non ci si fida o della quale non si ha stima».
Io non posso avere un rapporto xk non è mai lo stesso il neurologo ne ho 3
due donne e un uomo
però con l uomo ho una confidenza diversa t mette a tuo agio ed è simpatico
invece le due donne sono già più serie….
Dove vado io ce ne sono 5 e quindi prendi il nr come al mercato, aspetti e speri che sia il più scrupoloso a vederti…
di questo ho parlato all’ultimo controllo, e mi è stato risposto che 5 teste ragionano meglio e che è la politica del reparto… però io così non mi sento curata, mi sento una nave in balia delle onde….perché c’è sempre uno diverso che non ricorda chi sei, al quale devi fare un riassunto sperando di non dimenticare nulla…non sono per niente contenta, vorrei cambiare ma dove? Un abbraccio a tutti..
Ciao, io sono seguita da una brava neurologa che bene o male e’ esaudiente nel rispondere alle domande,certo se la prendi nel giorno sbagliato devi solo sperare che alla prossima visita sia più tranquilla. A volte mi dico… È normale ne vede tanti qualche problema di lavoro può aumentare un po’ il nervosismo , però a mente fredda penso che non sia giusto; noi siamo nelle loro mani e vorremmo essere trattati come Pazienti e non con un numero.
Io dopo 4 anni dall’insorgenza della Malattia , ho incontrato il Neurologo anzi la Sorella Neurologa , la Dott.ssa Russo degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria . Professionista unica nel’ ascoltarmi , Visitarmi e Suggerirmi sempre . Sempre disponibile telefonicamente , se irrangiungibile o occupata telefonicamente , richiama appena le è possibile , sempre nell’arco della giornata .
Meticolosa durante le visite , un suo consulto non dura mai meno di 45/60 min. Visita approfondita e chiede tutto , dalle Vertigini , alla Fatica , problemi urinari e sfera sessuale …non tralascia nulla .
Ho trovato un Sorella ……..!!
Anche io ho lo stesso problema quando mi Recco in neurologia , il neurologo o non è di turno o è in un’altro reparto è quindi anche il don costretto a parlare con chi al momento è disponibile che deve riprendere la mia cartella clinica per veder tutta la situazione . Ho imparato che per poter riuscire a parlare col neurologo curante l’unica soluzione è prendere u appuntamento così riesco a parlarne e avere tempo per spiegare certi problemi .. ci dobbiamo adeguare e sopratutto. Mai arrendersi un bacio e un in bocca al luppo a tutti .
https://www.youtube.com/watch?v=RokbXa_ji7o