“Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande”.
Così scriveva il Manzoni ne I Promessi Sposi.
Il Natale 2012 è stato un natale particolare: non solo per via della nevicata, rara per la mia città, e neanche per alcuni tristi accadimenti capitati durante l’anno nella mia famiglia (anno bisesto…).
Lo è stato per la diagnosi che mi accomuna a tutti voi e per il conseguente ricovero, fino ad inizio gennaio, per abbattere, a suon di cortisone, la diplopia che mi aveva colpito. San Silvestro l’ho passato così. Io all’ospedale e mia moglie, con mia figlia piccola, a casa.
Ho salutato l’arrivo del nuovo anno in corsia, avvolto nei dubbi e nelle paure: ma cosa è la sclerosi multipla, tornerò a vivere normalmente, vedrò crescere mia figlia?
Da allora, almeno fino ad oggi, la fortuna si è allentata la benda. La fortuna nell’interferone, che fa bene il suo dovere senza drammatici strascichi nel fisico; la fortuna (scusate l’antitesi), che solo uno schiaffo come quello che ti da una diagnosi come la nostra può donarti: talmente improvviso ed inaspettato che cominci a vedere la quotidianità in modo completamente diverso. Non ti arrabbi più per un insuccesso al lavoro, per una partita di calcetto persa o per un posto auto non trovato. O meglio, ti arrabbi, sì, ma giusto quei pochi attimi: lo stretto indispensabile per riassegnare, molto prima di altri, il giusto peso agli episodi della vita.
E poi la fortuna di avere una famiglia che ti sostiene, di vedere i primi successi della figlia; la fortuna di stare, il natale successivo, davanti ad una stufa (stavolta a casa propria) a giocare con il trenino elettrico accanto alle mie due figlie. Eh già, perché nonostante le paure e le incertezze del futuro, abbiamo voluto dare alla luce un’altra splendida vita.
E perché, nonostante tutto, il destino può strattonarti improvvisamente, darti uno schiaffo o farti paura ma fino a che ami qualcosa, che sia la famiglia, una persona, fino a che hai una passione per qualsiasi cosa, farai di tutto per non cadere.
Del resto in bicicletta l’equilibrio lo si perde solo se ci fermiamo. Per questo chi affronta per la prima volta la diagnosi dico: non cadete, non vi abbattete! Continuate ad appassionarvi per qualsiasi cosa. Qualunque essa sia. Siate innamorati della vita. L’amore per le piccole e grandi cose ci fa vincere la partita ogni maledetto giorno.
All’interno della fede nuziale, giusto 10 anni fa, feci scrivere «Amor omnia vincit», l’amore vince tutte le cose. Quattro anni fa il destino mi ha lanciato la sua sfida. Non si illuda di vincere.
E’ vero la famiglia è tutto.
Io quando nel 2010 ho avuto la diagnosi li per li conoscendo la malattia l’ho presa d’avvero male poi l’ho vissuta con tranquillità fino all’anno scorso facendo come terapia l’interferone rebif 44. Gli esami sono tutti stabili ma io ho sempre più difficoltà motorie e anche di concentrazione. La paura dell’incerto mi ha paralizzata e ho deciso di voler intraprendere un ciclo di psicoterapia perchè i familiari mi sono molto vicini ma non sempre sono capaci di aiutarci. Spero presto di cogliere tutto il bello del tuo messaggio. grazie
Anche io mi reputo sempre fortunata: sia per le persone che ho accanto, sia per quelle che sono fuggite, spaventate dall’etichetta “sclerosi multipla”. I matematici hanno la prova del 9, io ho questo personalissimo test, che mi fa distinguere i diamanti dai cocci di vetro, senza sbagliare mai. E ci sono tanti cuori-diamante, in giro!!!
Le tue parole sono molto belle… io ho iniziato da un mese la terapia col rebiff 44… sono ancora scossa e alterno giorni normali e giorni, come oggi, molto duri…
Speriamo…
Come voi avete sperimentato sulla vostra pelle questo nostro compagno di vita non ci lascia mai soli, dobbiamo imparare a conviverci volenti o non volenti, dipende da noi non farci sopraffare dalla tristezza e reagire.
Belle parole, ma la vita non è indulgente verso di noi: reagire reagire reagire . Non sempre è facile, e allora? Basterebbe avere accanto qualcuno con cui poter condividere questo nostro compagno di viaggio, in due i problemi si affrontano meglio, ma quando si è soli?
Ciao Elisabetta!
Qualsiasi peso da portare da soli è sempre più difficile da sostenere.
Se le cerchiamo, figure che possono aiutarci si possono trovare. Se non sono compagni di vita possono essere familiari, amici, colleghi fidati, riferimenti religiosi o aiuti di psicologi professionisti.
Orecchie con la volontà di ascoltarci, anche se non potranno sempre fino in fondo capirci, sono quanto di più prezioso esista per aiutarci a sostenere il peso della nostra “nuova” forma mentis.
Hai ragione… io ho spesso paura e l’ansia mi sovrasta…
Cerco di farmi forza… ma è un pensieri fisso. Ciao
Il Manzoni non aveva la SM evidentemente.
Io avrei preferito una carezza, sarebbe stato un dono ben più gradito e poi mi andava benissimo già il modo in cui vedevo la quotidianità. Sarà che sono contro la violenza 🙂
Ovviamente è il mio modo di vedere le cose, sono contento tu abbia trovato il tuo 😉
Un abbraccio.
Amor vincit omnia è la mia frase preferita! Chi la sa apprezzare in questo modo secondo me ha già vinto la sfida contro il destino a volte difficile. Grazie!