Un anno fa è iniziato il mio percorso con una psicoterapeuta: la perdita della mia amica a causa di un tumore ed il mio trasferimento in un’altra città, mi avevano destabilizzata. Per la prima volta nella mia vita ho pensato: “Non ce la posso fare”. Questo campanello d’allarme mi ha portata a chiedere aiuto ed a rivolgermi ad una specialista con cui sto affrontando le mie paure, ogni giorno imparo a conoscermi un po’ di più, ma soprattutto a capire quanto il mio passato abbia influito sulla persona che sono ora.
Il rapporto con gli altri
Ci vuole molta forza per affrontare se stessi, ma questo non lo sai fino a quando non ci provi. Provare a capirsi non è facile, soprattutto quando ti senti dire “sei strana”, come se fossi sbagliata, e inizi a sentirti insicura, così alzi un bel muro per non essere ferita, per non sentire, e ti ripeti “lasciali dire”. Ma non sempre riesci.
Il mio rapporto con gli “altri” è un argomento che va molto di moda nelle mie sedute, forse perché ho sempre dato molta importanza alle loro considerazioni, ma soprattutto perché nell’affrontare la mia perdita ho elaborato il timore di essere abbandonata. Da qui la mia paura più grande, quella di essere “pesante”. Un termine che uso spesso, che associo alla mia sclerosi multipla, al peso che porto, e che mi fa pensare ad un masso che sprofonda nell’acqua. Mi porta ad essere la persona del “fa niente”, “va bene così”, “non importa”, ma anche “la donna che non deve chiedere mai”, la wonder woman della situazione.
Io faccio da sola
“Faccio da sola grazie”, un dovere, una necessità, l’unico modo in cui credo che si possano fare le cose. Il rifiuto di qualsiasi aiuto mi porta a rispondere anche in maniera aggressiva a chi invece vuole aiutarmi per il puro piacere di farlo, ma è più forte di me. Devo tenere tutto sotto controllo, una dipendenza dal “Non ho bisogno di nessuno”. Un’autonomia che amo e che odio, come la mia solitudine, una via di fuga da questa realtà che ogni tanto mi sta stretta, ma anche una gabbia. E in tutti questi paradossi e controsensi, rimango intrappolata in questa armatura che mi sono costruita. E mi chiedo: sarà una salvezza o una condanna?
È una salvezza perché sono irraggiungibile, nessuno può ferirmi..ma una condanna perché non ricordo quando ho permesso a qualcuno di amarmi, di prendersi cura di me. Ma tanto non ne ho bisogno, vero?
E invece no, mi sbagliavo.
Mi sono chiesta scusa
Ammetterlo durante i miei colloqui con la psicologa è stato come perdere una guerra, una battaglia contro il mondo, contro me stessa, contro il mio cuore. Mi sono arresa a me stessa. Ma allo stesso tempo è stato come togliersi una maschera, sono umana anche io. Quanta fatica mi è costata questa indifferenza!
E ho chiesto scusa alla mia persona per tutte le volte che ho nascosto un singhiozzo, per non aver vissuto un’emozione, per aver ignorato il battito del mio cuore per paura di ” disturbare” qualcuno.
Che poi la paura di disturbare non è poi una paura se trovi qualcuno che non aspetta altro che farsi invadere da te.
Romilda ho letto il tuo post, e ti Dico: stai facendo bene!
Vai avanti, liberati piano piano, i sentimenti l’emozioni, quando vengono scambiati con chi ti vuole bene; sono un’altra cura perfetta. E vero non tutti i giorni sono uguali, ma basta avere un vero amico/a che mostra sincera empatia e ti comprende e ti puoi fidare; ed il peso che uno ha lo alleggerisce. ( Io assisto mia moglie Aurelia con questa patologia e le faccio di tutto, ora si è fratturata una caviglia l’ho potata per farsi l’intervento; tutto è andato bene. Ma mia moglie per andare in bagno, son dovuto andare io; perché gli infermieri si devono attenere a certe norme; ma mia moglie abituata con me, che la porto io in bagno a casa nostra; li son dovuto scendere appositamente; senza dire niente agli infermieri( solo con una ) e così ho fatto come faccio a casa e mia moglie dopo cinque giorni l’ho fatta andare in bagno ) Mia moglie mi ringrazia sempre per tutto quello che faccio ed io la incoraggio sempre a tenere duro ed essere positiva. Con questa patologia è importante, trovare l’armonia; perché le tensioni, il nervosismo e lo stress fanno veramente male. Poi un’altra cosa, è cercare di mangiare cibi genuini, che uno conosca la provenienza; io che ora sono in pensione un po’ li produco io ed ho visto un bel cambiamento in positivo nei confronti di mia moglie. Difatti, quando vengono a farci visita, le dicono che rispetto all’anno precedente la trovano meglio.
Ti dico che è importante la fede, ed avere una bella speranza!
Ti auguro ciò che desidera il tuo cuore!!
Antonino marito di Aurelia!!
Autodeterminazione. Questa parola che tanto ci sentiamo dire e che tanto ripetiamo. Credo che tutto questo rappresenti la tua Autodeterminazione, non una sconfitta contro te stessa, ma il liberarti di un peso, sicuramente più grande di quello della SM. La tua amica ti ha lasciato questo grande dono secondo me. Forza Romi, che hai una vita meravigliosa tutta da vivere avanti a te!
Sai Romilda cosa ha detto un giorno Cesare Pavese parlando dell’amore, della paura e della vita? Questo:
tu sarai amato il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza, senza che l’altro se ne serva per affermare la sua orza.
Ecco credo che la nostra compagna ci abbia fatto sentire, vedere, provare quanto questo sia vero e il solo modo che abbiamo individuato per proteggerci è “grazie, faccio da sola”. E’ vero in questo modo forse non vediamo chi è sufficientemente forte per non dover approfittare della tua-mia debolezza ma è talmente rara questo tipo di umanità.
io non credo che tu abbia perso o che tu abbia lottato contro il tuo cuore. Hai fatto il meglio che potevi con quelle forze e con quel dolore. Ora puoi aprire un po’ di più, bene, molto bene. Cerca di non essere mai contro te stessa è questa la sola guerra inutile e persa in partenza.
io la penso così.
un bacio
Ciao…io non ho nessuna malattia,Credevo di aver superato tutti i miei lutti ma non è così.il suicidio di un caro amico mi ha metto ko.ho letto tutto e mi sono identificata in quello che ho letto.la mia maschera e li da 25anni.e adesso che sto andando da una psicoterapeuta sperando che lei non scappi.vorrei affrontarli,anche se ho una paura quasi devastante delle conseguenze.