A volte bisogna fermarsi, risistemare i pezzi e avere il coraggio di ricominciare.
Sono felice, non mi manca niente.
Sei veramente felice?
Sì, sono felice, certo.
Sono davvero felice?
Ero convinta di avere tutto ciò di cui avessi bisogno. Più e più volte, nonostante chi mi vuole bene davvero non ne fosse tanto sicuro, quando mi chiedevano se fosse veramente quella la vita che volevo vivere, io rispondevo con convinzione: “sì, sono felice”.
Non sembravo nemmeno più io, dicevano. Eppure io tutto questo non lo vedevo. Per la prima volta in vita mia, inconsapevolmente, mi stavo accontentando.
E no, la ragione non era la sclerosi multipla
Era la profonda convinzione di aver trovato la mia felicità in qualcun altro, dimenticandomi che non possiamo consegnare la nostra vita totalmente nelle mani di un’altra persona, non possiamo mai considerarla il nostro punto d’arrivo.
E la SM non era la ragione, ma per la prima volta era diventata quasi una scusa. Una scusa per poter dire “tanto alla fine più di questo cos’è che posso avere”, una giustificazione per tutte quelle volte che non mi sono messa in gioco e non ho rischiato. Il motivo a cui inconsapevolmente attribuivo la causa del mio cambiamento. Dopotutto avevo trovato il mio equilibrio dove avevo sistemato anche Lei e tutto, ai miei occhi, funzionava bene. D’altra parte chi, meglio di una persona che conosceva la SM quanto me, poteva capirmi?
Ma la vita, così come le persone, non si limita alla sclerosi multipla.
Intanto mi stavo spegnendo senza nemmeno accorgermene. I campanelli d’allarme intorno a me continuavano a farli suonare, c’era chi mi diceva di riprendermi in mano la mia vita, chi mi faceva pensare al futuro “Quando un domani dovrai appoggiarti a qualcuno, quando avrai veramente bisogno di qualcuno (ed era chiaro che il riferimento fosse alla SM, ma non solo) credi davvero di poter contare sulla persona che hai al tuo fianco?”. Già. Perché, non prendiamoci in giro, per quanto oggi possa essere relativamente invisibile, la sclerosi multipla c’è, è imprevedibile e magari in futuro sarà più presente di quanto non sia oggi. E sì, per quanto possiamo e vogliamo contare solo su noi stessi, arriverà il giorno in cui dovremo appoggiarci a qualcuno, nel senso più o meno letterario del termine.
Ma io a quel futuro non volevo pensarci, stavo bene, avrei trovato in qualche modo una soluzione il giorno che si sarebbe presentato il problema.
Poi, una sera di settembre, i pensieri iniziano a prendere un posto diverso dal solito.
Ero in macchina e se fino a quel momento avevo ripetuto “sono felice”, quell’affermazione, quella sera in macchina, si era trasformata in una domanda “sono felice?”. Era arrivato il momento più difficile di tutti, dovevo confrontarmi col giudice più severo: me stessa. Avevo lo sguardo spento, stanco, privo di entusiasmo. Ero ferma. Avevo 23 anni ed ero ferma. Nemmeno la diagnosi mi ha mai fermato, nemmeno lei era riuscita a togliermi quel luccichio fatto di sogni e ambizioni che avevo negli occhi. E, cosa più grave di tutti, stavo iniziando a vedere la sclerosi multipla proprio come la vedeva la persona a cui avevo deciso di mettere in mano la mia felicità: come un limite, come un motivo per “non arrivare”, per “non fare”, per accontentarsi.
Non era così che doveva andare la mia vita
Allora decido di scendere da quel filo su cui mi tenevo in equilibrio, ultimamente a forza. Mi sono lasciata andare come un funambolo che cade nel vuoto.
E ora cosa sarà di me? Ho ricominciato dal mio negozio di vestiti preferito e da un vestito nero. L’ho provato, mi sono specchiata e ho rivisto di nuovo il mio sguardo in quello specchio. L’ho comprato, chissà quando lo avrei rimesso, ma comunque vederlo nell’armadio mi avrebbe fatto da promemoria.
E poi tanti piccoli passi, all’inizio traballanti, per tornare a camminare in equilibrio su un filo diverso.
Convegno Giovani 2016. Una botta di Vita, perché la SM può essere un limite a volte, ma un limite che bisogna provare a superare ogni giorno.
Dopo il convegno il Gruppo Young. E a distanza di qualche mese, continuo a ringraziare quella vocina dentro di me che mi ha spinto a diventare volontaria. Altra botta di Vita. Nuove facce, nuovi sorrisi, nuovi amici, nuove esperienze e l’ennesima conferma che la sclerosi multipla non deve essere motivo d’arresto, ma la spinta in più per arrivare dove vogliamo.
Poi la decisione di tornare in palestra e la voglia e il coraggio di mettermi in gioco ogni giorno.
Un bando universitario per un tirocinio all’estero. E la SM? E la terapia? Intanto la domanda la faccio, poi a quello ci penso col mio neurologo. A dicembre decido finalmente di partecipare al corso di traduzione letteraria che ho sempre voluto fare.
A maggio parto con un mio amico. Amsterdam. Voglio godermelo, sto viaggio, voglio partire libera dalle preoccupazioni, dagli schemi mentali in cui spesso mi chiudevo da sola.
Poi luglio, il lavoro da educatrice. Un altro piccolo sogno nel cassetto che avevo messo da una parte. Certo, lavorare con i bambini dalla mattina alla sera sarà stancante, farà caldo, ce la farò? E il poco tempo che avrò per riposarmi? Il fisico reggerà? E se succede qualcosa mentre sono lì? Decido di partire, mi metto alla prova, al massimo se non reggo torno.
Alla fine ce l’ho fatta, ogni tanto la stanchezza si è fatta sentire, soprattutto sotto al sole, ma sono tornata a casa col cuore pieno, pieno di quelle emozioni che solo i bambini possono trasmetterti, emozioni che valgono tutta la stanchezza provata in quei giorni e che ancora mi porto dentro.
Agosto, traduco il mio primo libro. Le braccia e le dita della mano si addormentano spesso, gli occhi dopo un po’ si fanno pesanti, ma anche stavolta ne è valsa la pena.
A distanza di quasi un anno da quella sera in macchina, ho ritrovato l’equilibrio sul mio nuovo filo. All’inizio vacillavo, soprattutto perché staccarsi da qualcuno che conosce la SM come te, fa provare un senso di vuoto all’inizio. Poi, col tempo, mi sono riscoperta e ritrovata. Ho ricominciato a splendere della mia stessa luce e non di luce riflessa. Ho ritrovato la strada dove avevo lasciato sogni, obiettivi e ambizioni. E ho ricominciato a percorrerla a passo svelto, con entusiasmo e con la voglia di non fermarmi più.
Go where you feel the most alive
Va’dove ti senti più vivo
Brava sei una leonessa ti ammiro per il tuo coraggio sei bella i
Complimenti…vorrei anche io essere oltre il periodo del non ce la faccio…eppure faccio tutto ma il pensiero di qst bastarda nella mia vita è come un tarlo,che si mangia ogni giorno un pó di me stessa sella io che ero…ho paura e dubbi…sono veramente all’inizio sono appena 4 mesi
Io questa malattia non ce l’ho, e forse neanche il diritto di incoraggiarti.
Pensa però a chi scopre un tumore. Credo che non ci sia cosa peggiore. mia mamma ha scoperto di avere la sm a 56 anni, ma avete la possibilità di organizzarvi, di combattere e di sostenervi.
Non ti abbattere!!!
non ti arrendere…………………….