Oggi pubblichiamo la storia di una ragazza giovane, tenace e ambiziosa. Maria Elena ha sempre raggiunto i suoi obiettivi con impegno e caparbietà, senza risparmiarsi, senza darsi mai un attimo di respiro. Ora che le è stata diagnosticata la sclerosi multipla, però, non è più come prima. Il suo arrivo ha stravolto gli equilibri di una vita mettendone in crisi i ritmi e le certezze.
Ciao a tutti, mi chiamo Maria Elena. Ho 23 anni e mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla una settimana fa. Per me la cosa più dura è stata accettare di dovermi fermare, di mettermi a letto, di prendermi una pausa. Cresciamo con l’idea di essere invincibili, senza renderci conto di quanto tutta questa vita sia infinitamente delicata e precaria. E allora lo capisci a tue spese, e quando lo hai capito devi “solo” avere la forza di accettarlo.
La parola «fermarsi» non è mai entrata nel mio dizionario. Come un caterpillar sono sempre andata avanti per raggiungere i miei obiettivi: tenace e forte, anche costo di tirarmi come una corda di violino e di farmi male anche fisicamente, ho tirato dritto per la mia strada.
Quando ero piccola e mi dicevano che una cosa era troppo per me, mi ostinavo nell’intraprenderla e più mi incaponivo, migliori erano i risultati ottenevo. L’ho sempre vinta io: fermarsi per una persona come me equivale a perdere ed io non ho mai perso nessun gioco, nessuna partita. O almeno è andata così fino alla settimana scorsa.
La mia vita prima della sclerosi multipla
Ho vissuto la mia vita da “sana” come una ragazza diligente fino alla nausea, trasgredendo poco o niente le regole per dimostrare a me stessa e agli altri che quella stanchezza che a volte mi inchiodava a letto non era nulla di imbattibile.
Ho lavorato durante gli studi, ho fatto la pendolare pur di ottenere il massimo rendimento, mi sono laureata col massimo dei voti in Tecniche di radiologia e ho trovato lavoro quasi subito, in barba alle malelingue che mi appiccicavano addosso lo “stigma” della disoccupazione.
Andava veramente tutto bene: ero felice, soddisfatta, sognavo di studiare l’encefalo e le sue patologie, attraverso un mondo pieno di Risonanze Magnetiche e gadolinio; sognavo di andare in Africa e di vivere una vita un po’ al limite, tra missione e ricerca.
Quei sintomi che ho provato a nascondere
Una mattina, poi, improvvisamente, mi sveglio e non sento più la parte sinistra del corpo. Si tratta di “stress” o “lavori troppo” sono i mantra che per due settimane mi sentirò ripetere dai miei cari con una costanza quasi nauseante. È per questo che, anche se non sto bene, mi convinco che è davvero così, che è tutto un problema di testa e che mollare proprio ora un lavoro di 12 ore al giorno in cui faccio quello che mi piace è una pazzia.
E allora prendo questa strana situazione come una sfida: eludo le osservazioni dei pazienti cercando di non usare la mano sinistra; sfoggio un sorriso per nascondere il sudore e la fatica nel sollevare le bobine della risonanza.
Tutte le sere, però, torno a casa e piango perché so che qualcosa non va. Ne riconoscono i sintomi. La mia ottusità mi impedisce tuttavia di ammettere di non stare bene e allora continuo a ripetermi che è solo stress, che lavoro troppo, che sono ipocondriaca e che passerà.
Invece, da un momento all’altro, mentre sono a lavoro, smetto di stare in piedi. Urlo al mio corpo di resistere, ma non mi ascolta, si offende e mi tradisce facendomi lo sgambetto.
Improvvisamente mi sento come se mi avessero chiusa in un pilone di cemento. È così che dopo quattordici giorni di fatica e di resistenza, mi sono fermata e questo, per me, ha rappresentato la sconfitta più grande.
Distesa sulla barella del pronto soccorso, non trovo pace: sono spaventata, battuta, inchiodata in posizione supina e piango come una bambina. In quel momento penso che no, non può essere, non può succedere proprio a me.
La diagnosi
La Tac è negativa, ma la visita neurologica è compatibile con un quadro clinico di sclerosi multipla e tutti i miei terrori diventano realtà. La neurologa mi chiede se sono cosciente di cosa mi succede e continua dicendomi che è meglio ricoverarmi perché trascurando i sintomi si peggiorano le cose.
Anche se lei è tranquilla e mi trasmette tanta calma, io divento pazza: urlo perché vorrei solo andare a casa con i miei genitori e dormire fino a svegliarmi da questo brutto sogno. La realtà, però, è che non finisce un bel niente, anzi è solo l’inizio e la diagnosi di sclerosi multipla così come il cortisone, ti piombano addosso tra capo e collo con la forza di un macigno.
Le persone capiscono il significato del non aver il controllo sulle cose solo quando si perde la salute.
Resto in ospedale e dopo qualche giorno torno a casa ma, in qualsiasi specchio io mi rifletta vedo solo un guscio vuoto. Mangiare o non mangiare non ha alcuna importanza, continuo solo a chiedermi come ho potuto, come ho osato fermarmi?
Non posso perdonarmi di essermi fermata
Sono tante le persone che vengono a trovarmi, ma nonostante questo mi sento sola, persa, finita. Mi sono fermata e anche se provo costantemente e con forza a rimettermi in piedi, ad alzarmi da questo letto, non ce la faccio.
Quando penso alla mia vita sono determinata nel dire che la sclerosi multipla non può fermarti per sempre, può costringerti solo ad un pit stop, magari per farti riflettere. Cerco di pensare a questo stop obbligato come la scusa per recuperare e ripartire più veloce di prima, ma allo stesso tempo faccio fatica ad accettarlo.
La malattia, forse, insegna a perdonarsi e a darsi del tempo. Ecco perché a chi si sente come me vorrei dire di perdonarsi per questo stop. La sfida più grande è sicuramente prendere atto di un corpo che non regge più i tuoi ritmi, che non ti sta dietro.
Io questo cambiamento non lo accetterò mai e questo farà di me la più grande sconfitta o la più grande vincitrice, ma non ho mai saputo perdonare me stessa e certo non lo imparerò adesso, a 23 anni.
In ogni cosa, per me, non esiste indulgenza. O ci riesci, o sei fuori; o ti lanci o muori. Non importa se ti fai male, ciò che conta è restare lucido, combattere e raggiungere l’unico risultato ammissibile: raggiungere l’obiettivo, riuscirci.
Ad ogni modo so che con il tempo – non so quando – andrà meglio. Non la darò vinta a questa depressione. Non facciamoci abbattere.
Maria Elena
Ciao Maria Elena, lasciati dare qualche consiglio da qualcuno che ha un paio d’anni in meno ai tuoi ma che ha avuto la diagnosi proprio un anno fa. Anch’io l’ho scoperta come te solo a destra non a sinistra, e pur io la pensavo come te o bianco o nero, insomma le sfumature non esistono e sono tutte scuse per tante cose, e ammetto che questo ancora lo penso. Come hai detto tu stessa ne uscirai e ti assicuro anche bene peró non voglio mentirti, anche perchè si legge che hai le idee molto chiare, lo sai non è finita qua e non finirà mai. È dura specialmente all’inizio e molto spesso vedrai ostacoli un po’ ovunque. Quegli ostacoli molto spesso non esistono, è il momento di imparare a perdonarsi una debolezza che nessuno dovrebbe avere. È una cosa che viene soltanto col tempo come tante altre cose, si tratta di accettare il tutto ed in particolare i cambiamenti che si succederanno dentro e fuori di te. Purtroppo è una cosa che ci tocca, ma come l’affrontiamo fa una grande differenza e tu con questo carattere forte e determinato che ti ritrovi parti avvantaggiata. Un abbraccio
Ciao Valeria, come stai? Grazie per le tue bellissime parole, quando ho scritto questa lettera ero paralizzata dal terrore di non poter più avere indietro la mia vita di prima . Volevo solo che qualcuno mi dicesse che era tutto finto e che sarei stata meglio prima di subito! Questo ovviamente non è successo, ma giorno dopo giorno, progresso dopo progresso, mi sono rialzata, ho ricominciato ad uscire e immagina, anche a lavorare! Come dici tu, è importantissimo il modo in cui si prende la diagnosi: è normale credo sentirsi così a terra e fermarsi, fisicamente e psicologicamente, solo che prima della SM non pensavo sarebbe mai potuto succedere a me. Una volta che accetti di perdere un round al braccio di ferro che è la vita forse dopo diventa più facile accettare di non essere invincibili, e che non c’è nulla di male nell’esserlo. Un bacio grande
Come va adesso?
Ciao Ylenia, va molto meglio grazie! 🙂
<3 ti capisco
<3 ti mando un grosso abbraccio!
Ciao cara mi dispiace tantissimo. vedrai che con il tempo starai meglio. a me e stata diagnosticata ad aprire. E mi è cambiato il mondo. Ho perso il lavoro. E adesso sono a casa. ci sono momenti belli e quelli più dificili. però dobbiamo essere forti. un abbraccio. ciao
Ciao Oksana, come stai adesso? La SM ti cambia davvero la vita, nel bene e nel male (quanto da una parte o dall’altra lo scegliamo noi). Inizialmente per me è stato un cambiamento tutto negativo, ma poi ho capito che nella mia vita ho sempre corso e fatto cose su cose per non pensare a me stessa. Perdere il lavoro è qualcosa che ti segna, ti senti come se non fossi più utile a nessuno: ma non è così – noi siamo molto di più che una busta paga a fine mese (quando c’è)! Ti auguro che le cose vadano sempre meglio, e che i momenti belli superino di qualità e di quantità quelli difficili. Ti mando un forte abbraccio, resta forte!
Cara Ylenia, la tua forza adesso è importantissima! Devi fartela amica, questa stregaccia non cercata e non voluta, ma che ora è con te! Riuscirai nelle tue sfide lo stesso, con più fatica e più determinazione, ma riuscirai! Un abbraccio e tieni sempre la testa alta, come hai fatto finora! Coraggio guerriera! ☺
Ciao! Mi chiamo giacomo brocani ed ho vissuto la stessa esperienza 3 anni e mezzo fa… mi ha colpito la tua storia perchè sei una persona molto dinamica come me.. non demordere, capisco che all’inizio è dura accettare la diagnosi ma NON DEVI vivere per lei…! Devi continuare sempre a fare ciò che ti piace e ti motiva! Vedrai che sarà tutto più semplice… se vuoi scambiare due parole con chi ha vissuto la tua stessa esperienza scrivimi… sono felice di confrontarmi!!!
Ciao Giacomo, ne sarei onorata! Comunque hai proprio ragione, avrei voluto affrontarla diversamente, non pensavo di essere così “cacchina” ma ho vissuto una parte di me che altrimenti non avrei potuto conoscere e che non avrei saputo altrimenti combattere o controllare. Non bisognerebbe mai demordere, ma all’inizio davvero mi sembrava un tunnel senza fine! Adesso è realmente più semplice, sono scomparsi i sintomi, sto facendo una cura che non mi da particolari effetti collaterali (che fortuna!) e per ora è tornato quasi tutto come prima. Sento che davvero le cose possono non solo essere come prima della diagnosi, ma anche meglio!
Cara Maria Elena,
penso di aver letto tutti i post di GiovanioltrelaSM, ma un per un motivo o per l’altro non ho mai commentato. Il tuo post mi ha stupito, perché mi sono rivisto in tanti aspetti del tuo racconto, in particolare con il tuo modo di essere, sia “ante” che “post”.
Come te ho ricevuto la diagnosi, però ormai più di un anno fa, quando di anni ne avevo 22. Una diagnosi brutta, anche perché sono portatore di una forma aggressiva della malattia. Dopo un mese di ospedale sono voluto ripartire subito: tre esami, una laurea e l’inizio della magistrale. Sono felice di averlo fatto, soprattutto perché mi ha impedito di rimanere troppo a calcolare tutti i possibili risvolti nel mio futuro, come mio solito. Ovviamente non ho fatto tutto da solo, ma ho chiesto supporto a tutti quelli che erano disposti a darmelo. Ti consiglio di fare altrettanto, almeno all’inizio (e te lo dice una persona decisamente orgogliosa!).
Ti posso anche dire che la più grande lezione che ho imparato è che su certe cose non si può correre. Bisogna lasciare tempo al tempo. Credo che solo ora, dopo più di un anno, ho assorbito il colpo e ho grande voglia di iniziare un nuovo percorso, che devo ancora trovare.
Da quello che hai scritto direi che hai tutti gli elementi per poterti rialzare più cosciente di prima, perché forte lo sei già. Ti ringrazio per il tuo contributo, mi ha fatto riflettere molto. Io sono con te.
Francesco
Ciao Francesco, la tua risposta mi ha fatto riflettere e alla fine della tua risposta avevo solo voglia di abbracciarti molto forte. Siamo coetanei, eppure la SM ti ha reso molto più maturo e preparato di me agli inconvenienti della vita. Sei stato non solo meraviglioso, ma INCREDIBILE! Tante persone al posto tuo si sarebbero arrese, avrebbero mollato tutto nascondendosi dietro la SM che, come una maledetta, si prende tutto quello che di bello abbiamo. Però forse siamo noi che glielo lasciamo prendere: e allora è anche giusto essere orgogliosi e comportarsi come dei cavalli impazziti imbrigliati da un fantino odioso che vogliamo solo disarcionare. Hai fatto bene a chiedere supporto, sei stato fortunato ad avere intorno persone che ti vogliono bene e che lo hanno fatto volentieri: non è forte chi fa tutto da solo, ma chi ammette che ci sono dei momenti in cui da soli non è possibile farcela. Possiamo dire quindi che tante volte la forza risiede nell’ammettere di non essere invincibili 🙂 Io ringrazio te per la tua risposta, e ti auguro tutto il meglio per il tuo futuro. Ti mando un grosso abbraccio!
Ci vuole un po’x riprendersi dopo la diagnosi…ma alla fine capisci che reagire con determinazione è la cosa che ti/ci aiuterà di più ! Anch’io sono da pochi mesi dichiarata malata…me ne sono fatta una ragione ..e nei limiti cerco di fare tt quello che facevo prima…mi curo e spero!…ciao!
Ciao Sonia! Sei stata fortissima. Non arrenderti mai, e non limitarti a sperare: sii convinta che le cose andranno meglio, la farmacologia è davvero andata avanti negli ultimi 10 anni e chissà per il futuro cosa verrà fuori!
È importante ricominciare ormai i farmaci usati x tenere sotto controllo questa malattia possono fare i miracoli. Forza coraggio ce la puoi fare!!!!!
Hai proprio ragione, mai trascurare l’aspetto farmacologico! Se possiamo evitarci di stare male, anche se è impegnativo a volte, evitiamocelo! Ti ringrazio per l’incoraggiamento. Un abbraccio!
Ciao sono Vittoria, ho 38 anni anche io da cinque giorni ho avuto la certezza della malattia che già immaginavo perché i sintomi che avevo già da due anni mi portavano alla SM, purtroppo la paura mi faceva scappare, sono stata in ospedale, li già mi avevano diagnosticato varie lesioni al midollo e il consiglio di iniziare al più presto una terapia, mandata a visita in un altro ospedale, dove io ancora speravo in uno sbaglio che purtroppo non ce stato, la diagnosi SM, li mi sono sentita a pezzi, quando mi guardo allo specchio ancora non ci credo e piango, ma poi mi sento bene e vado avanti, ho due figli e devo combattere anche per loro perché adesso più che mai bisogna essere forti, anche io sto facendo il cortisone e questo mi aiuta a camminare bene e non avere quella brutta pesantezza al ginocchio posso dire di stare un pochino meglio poi si vedrà, auguro a tutti voi di stare bene e di combattere perché siete giovani e avete tutta la vita davanti a presto da Vittoria.
Ciao Vittoria, come stai adesso?
Innanzitutto anche tu sei giovane e hai tutta la vita davanti per lottare contro questa odiosa condizione. Essere mamma rende tutto più difficile perché le mamme sono il pilastro della famiglia e tante volte ci si sente in colpa anche ad avere un banale raffreddore. Devi sempre essere al 100% e soprattutto con la SM questo non è sempre possibile. Vedrai che il cortisone ti riporterà piano piano alla come stavi prima dell’attacco (con me ci sono voluti 2 mesi, ma poi ho recuperato tutto!) e quando si ristabilirà la salute anche la testa andrà a posto. Lo specchio è la cosa più brutta e bella che può capitarci durante un attacco: brutta, perché ci mostra un corpo sconfitto (io avevo una pessima cera prima durante e dopo il cortisone) ma bella, perché un giorno fissando il tuo riflesso scorgerai in fondo ai tuoi occhi una fiamma che sarà la tua forza: ti dirai che non puoi continuare a stare così, e reagirai, fosse solo farsi una doccia o andare dal parrucchiere per una piega. E poi giorno dopo giorno, fatica dopo fatica, tutto ti sembrerà meno pesante e naturale, e magari una sera sul divano coi tuoi figli ti sorprenderai anche a sorridere e a sentirti bene. Sono sicura che andrà così! Un grosso abbraccio, se vuoi parlarne io sono qui.
mi spiace e ti capisco perchè anche a me , che ho 48 anni, è stata diagnosticata la settimana scorsa con 2 lesioni, di cui la prima due anni e mezzo fa..
speravo tanto che le bande uscissero negative , ma cosi non è stato!!
da allora penso sempre alla stessa cosa ed ho perso il sorriso…e mi chiamavano ginseng per la mia iperattivita…non so che dire..speriamo bene…
le persone mi hanno sempre definito una persona solare , ma ora…
ho appunatamento in settimana con la dott.ssa Fantozzi a Pozzilli che mi darà un farmaco : AUBAGIO
qualcuno di voi lo prende gia? che effetti collaterali da ?
grazie per questo forum …magari sostenendoci a vicenda, ci può aiutare un pochino..
un abbraccio a tutte
biancamaria
Io prendo Aubagio dal 2 Settembre. Al momento nessun effetto collaterale, proprio nulla.
Buona giornata.
Ciao Biancamaria, come stai adesso? La diagnosi può essere davvero una batosta, ma non deve mai farci perdere il sorriso per sempre. E’ brutto pensare al proprio futuro come qualcosa di predestinato e negativo, ma ti assicuro che può non essere così. Dobbiamo curarci e non smettere mai, dobbiamo restare attive, dobbiamo reagire a questa depressione che ti prende e cerca di annegarti. E’ vero, il sorriso si perde, ma non per sempre: resisti, combatti, resta iperattiva come sei – stai certa che i tuoi amici continueranno a chiamarti Ginseng (che soprannome carino!) nonostante la SM. Io prendo Tecfidera quindi non posso aiutarti sugli effetti collaterali – ora ti ho risposto con tanto ritardo, quindi magari la terapia è già iniziata. Come va? E’ dura? Non demordere e vedrai che gli effetti collaterali prima o poi se ne andranno o per lo meno, saranno meno forti. E’ tutta questione di abitudine <3 Un forte abbraccio
Ciao Maria Elena, ti capisco, mi sono ammalata a 17 anni di sclerosi multipla e stavo ancora facendo e insegnando ginnastica artistica, ero stravolta, facevo fatica, ma la ginnastica per me è stata comunque una sorta di riabilitazione, poco importa se ogni tanto inciampavo, o se mi si incrociavano gli occhi e vedevo doppio, i sintomi che mi davano più fastidio erano la disfagia e la dispnea, ma nel giro di un paio di mesi passavano anche questi, senza prendere farmaci allopatici perché preferivo comunque affidarmi alle cure di un omeopata e per quasi trent’anni ho superato le riattivazioni in questo modo, anche nel 1999, quando mi si era semi paralizzata una gamba, dopo un richiamo della vaccinazione antitetanica, ero riuscita a riprendermi, ma nel 2007, ho avuto un altro episodio che mi ha fatto bloccare mano e braccio destro, non riuscivo più a scrivere, né a guidare allora ho accettato si sottopormi ad una settimana di bolo di cortisone e ho cominciato a seguire un regime alimentare più indicato per i casi come il nostro, ho avuto anche altre ricadute, soprattutto quando lavoravo troppo, in palestra e a scuola, ma non mi sono arresa, quando avevo 33 anni ho avuto una figlia, anche se ero già ammalata da più di 15 anni…
NON arrenderti non spaventarti nei momenti di calo e rimettiti in pista, magari senza strafare, perché il nostro corpo ci dà comunque dei segnali che vanno ascoltati e rispettati, hanno sempre qualcosa da dirci, il corpo non mente mai…
Ciao Marina, come stai adesso? La tua testimonianza è preziosa, sei stata molto coraggiosa e una vera forza della natura! Le tue parole sono importanti perchè dimostrano alle ragazze neo diagnosticate che niente è impossibile…o meglio, che lo è se lasciamo che sia così nella nostra testa. Davvero il tuo commento mi lascia senza parole e mi fa venire voglia di reagire ancora di più e di non dare niente per scontato – spero che incoraggi anche gli altri lettori a non arrendersi mai, a non dargliela vinta. Farò tesoro dei tuoi consigli, soprattutto sul “non strafare” che deve diventare una regola e non una corsia preferenziale da impiegare solo quando mi sento troppo stanca. Ti mando un forte abbraccio!
Ciao Marina,
leggo il tuo messaggio colmo di speranza e mi rincuoro…
Non sono solita partecipare a forum, forse perché dentro di me non ho mai accettato la malattia, che mi è stata diagnosticata quasi per caso 12 anni fa.
Avevo solo formicolio ad una mano, si pensava al tunnel carpale, ad un’ernia cervicale…col senno del poi ho dato un nome a quel lontano episodio di 10 anni prima quando una mattina mi svegliai e non vedevo più da un’occhio..
Io non seguo terapie, per mia scelta e d’accordo con il mio neurologo, mi ha colpito soprattutto questo aspetto del tuo messaggio…tu non assumi farmaci? Anch’io ho modificato la mia alimentazione…cosa pensi della scelta di non curarsi con i farmaci attualmente in uso ?
Mi piacerebbe confrontarmi con una persona che ha deciso di non assumere farmaci modificanti la malattia e che con una storia di malattia più lunga della mia possa dirmi come è stato il suo decorso…
Un caro saluto, spero in una tua risposta..
Angela
ciao Maria Elena,
come te sono entrato a far parte del club poco più di un mese fa ma ho 39 anni, non so come l’avrei presa questa notizia una quindicina di anni fa… tu però sei stata tosta. Al momento non ho sintomi, ma ho avuto tanta, ma tanta, paura all’inizio. C’ho messo del tempo per farmene una ragione ma fin da subito ho capito che arrendersi e piagnucolare non serve. Dimesso dall’ospedale mi erano passati i sintomi, parestesia arti sinistri, ma sono cominciati dei crampi che letteralmente mi piegavano in due, anche una ventina di episodi al giorno, notte compresa, e questa cosa mi faceva ancora più paura. Senza rendermene conto però andavo avanti, la mattina mi svegliavo, mettevo i piedi a terra e… taac CRAMPO! appena passato però ero già in doccia… mi vesto e… rieccolo! però senza quasi rendermene conto mi ritrovo in macchina per andare a lavoro! anche a lavoro stessa storia… però sono sempre arrivato in fondo, ho sempre fatto il mio e non ho mancato un ora in questo periodo. Poi i crampi sono passati, a detta del neurologo erano dovuti al cortisone e non alla malattia, infatti adesso è due settimane che posso dire di stare più che bene e la consapevolezza che comunque vada io andrò avanti mi rende molto sereno. Ancora non ho cominciato cure, settimana prossima farò una nuova risonanza per vedere se è tutto fermo (ho tre lesioni encefaliche e una cervicale), dopo di che mi indicheranno la cura da fare.
nel frattempo ti mando un abbraccio, ciao a presto e in bocca al lupo!
Cara Maria Elena ciao mi chiamo Anna ma nel sito Stella48 ,ho 48 anni e la SM mi fu diagnosticata a 17-18 anni,ti capisco benissimo e certamente voglio dirti che ho accettato subito la SM e con l’aiuto di Dio e le terapie sono arrivata a 48 anni serena e mi sento di consigliarti di non scoraggiarti, continua ad essere forte come lo sei stata sempre. Abbi fede e coraggio ,combattila con forza,coraggio e ,spiaccicarla ogni volta che ti vorrà mettere sotto ,le terapie ed anche se non è una passeggiata perché la strada è lunga e dissestata raggiungerai traguardi che al momento non vedi. Sono sicura che la tua forza verrà fuori,un abbraccio,ti sono vicina e qualsiasi chiarimento potrei poterti dare in base alla mia esperienza ultratrentennale mi troverai sempre disponibile
Ciao Maria Elena ho 39 anni mi chiamo Lello ho la tua medesima patologia da 27 anni circa. I primi sintomi a 12 anni e diagnosticata solo dopo 3, faccio uso di interferone da ormai 22 anni ed è certo non devi mai arrenderti devi solo imparare a vivere con questa malattia, eseguire le giuste cure, i dovuti controlli.
Ciao Maria Elena, come va ora ? Dalle date che vedo ora è passato un po’ di tempo , non amo molto scrivere preferisco leggere e la cosa che mi colpisce di più e la già giovane età , il tuo non demordere andare sempre avanti non arrendersi . Io mi chiamo massimo mi è stata diagnosticata SM all’età di 48 anni ora ne ho 56 , forse ancora non me ne rendo conto , perché sono stato sempre iperattivo, sudandomi ogni cosa che volevo ottenere . Pensa che lavoro al 118 autista ambulanza ormai da più di 28 anni e logicamente ora in ufficio da qualche anno , lavorando ne ho viste di cotte e di crude ritrovandomi ad aiutare gli altri , forse proprio per questo che faccio fatica a realizzare , l’aiuto ora serve ha me , sento molta fatica nel muovermi specialmente con il caldo , sono seguito dal Prof. Pozzilli al S. Andrea , terapia che faccio e AUBAGIO dal 2018 . Che altro dirti cercherò di prendere coraggio dalla tua testimonianza . Cercherò anche di fare sempre di più mio il motto BARCOLLO MA NON MOLLO . Ciao e un abbraccio forte e grazie ancora per la tua testimonianza
Salve sono Miley,la mamma di un ragazzo di 28 anni.da un paio di settimane è arrivato questo spettro a farci tremare .Ora lui è in terapia cortisonica per curare la neurite ottica che è stato il sintomo,e poi dalla RMN sono già emerse delle lesioni. Il cortisone lo ha mandato in forte depressione.tra una settimana abbiamo appuntamento dal neurologo per ricevere la diagnosi ufficiale. Quale consiglio per superare queste reazioni dovute al cortisone?
Ciao Miley, mi chiamo Noemi e ho 37 anni. lo scorso ferragosto non lo dimenticherò mai perchè anche io come tuo figlio ho avuto la neurite ottica all’occhio sinistro e da lì è iniziata la trafila di analisi e visite infinite per arrivare alla diagnosi che tutti conosciamo. Assumo il tecfidera da novembre. Anche a me è stato praticato il bolo di cortisone ad agosto e mi ha buttato giù fisicamente ed emotivamente. Poi a seguito di una ricaduta di cui onestamente non mi ero accorta, ho rifatto un ciclo di cortisone e lì i sintomi sono stati altri, insonnia, iperattività, insomma non riuscivo ad essere serena, però quello che mi sento di consigliarti è di dare tanta forza a tuo figlio, di fargli capire che non è solo, se ha bisogno di stare un po al buio o evitare rumori forti, se vuole sfogarsi, piangere, disperarsi, lasciateglielo fare, ma rincuoralo, il bolo di cortisone è forte ma lo aiuterà a recuperare la vista. Dobbiamo vincere noi, sempre e comunque! Mai arrendersi. Un abbraccio