Tanti eventi negativi e, dopo la diagnosi, la voglia di chiudersi in se stessi. Testa e cuore devono fare la loro parte nella vita quotidiana con la sclerosi multipla, come emerge dal racconto di oggi.
Ora ci sorrido su, ma nella vita ho sempre pensato di essere stata una persona a cui la fortuna aveva voltato le spalle.
Perdo mia madre a 7 anni e poi, la lunga serie di problemi che ne sono conseguiti, mi ha travolto e fatto erroneamente credere che la vita mi aveva già regalato la mia dose di sofferenze. Invece no mi sbagliavo!
A 42 anni perdo la mia nonna/mamma e poi formicolii alle mani, mal di testa e la parola imburrata. Dopo quattro mesi di accertamenti la diagnosi: sclerosi multipla.
Ma di cosa si tratta? Sedia a rotelle? Inizialmente ero calata in una bolla, confusa, senza forze e con poca voglia di combattere. Intanto lei, la SM, mi lasciava abbastanza tranquilla e riesco ad iniziare una terapia, che il mio fisico sembra tollerare.
Dopo la diagnosi mi son chiusa in me stessa fermamente convinta di non far di nuovo parte del quel mondo di fortunati, a cui non accadeva mai nulla di male. Mettevo la maschera ogni mattina, ingurgitavo il mio antidepressivo, mi fingevo simile agli altri e riuscivo addirittura fintamente a sorridere.
Alla sera facevo invece i conti con la mia diversità e ritornavo la cupa me stessa.
Un giorno però, dopo il sorriso amorevole della mia bimba, mi scattò qualcosa e mi dissi: “Se ti buchi la pancia, le braccia, le gambe tutte le sere e permetti a quel liquido doloroso di entrare in te, devi alzarti da quel divano e aiutare le medicine! Inutile curarsi a metà. La testa e il cuore devono fare la loro parte! Altrimenti la terapia non serve.”
Pian piano, passo dopo passo ho cercato dolorosamente di mettere un po di ordine nella mia vita.
Ho provato ad eliminare le maschere, senza più nascondermi, accompagnando invece nel mondo la vera me stessa e ponendo l’attenzione soprattutto ai miei veri bisogni.
Avevo messo a dura prova il mio sistema nervoso e la sclerosi multipla è come se avesse certificato che dovevo prendermi cura della vera me, quella con qualche esperienza dolorosa alle spalle, quella con un fisico in sovrappeso, con tutti i sui difetti e tutte le sue fragilità.
Penso fermamente che soprattutto noi dobbiamo voler bene a questo nostro corpo e saperlo ascoltare. La forza, l’amore nasce da dentro di noi.
Ora, che son passati quattro anni, ho finalmente capito che la mia diversità è il mio punto di forza. Il mio passato mi aveva tolto tanto, ma mi ha resa oggi una persona diversamente sensibile forse con qualche marcia in più.
Spesso mi chiedo “cosa vorrei dal mio futuro?” Dopo una nuotata mi sento felice. Questo vorrei per il mio futuro, questa sensazione sempre.
Felice di muovermi!
F.
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Mi hai commosso!
Sei speciale. Non diversamente, ma molto.
BRAVA!!!!!
Cristina
Ciao ben detto! Bellissime parole e come te credo che la diversità sia un punto di forza, non sempre è facile ma la forza è dentro di noi