Un anno difficile, reazioni diverse, una metafora azzeccatissima del periodo che stiamo vivendo: “siamo nella stessa tempesta ma non nella stessa barca”. Una riflessione che lancia anche un messaggio: “speriamo che rinasca il senso di fiducia, di comunità, di speranza”. Lo speriamo tutti. Buona lettura!
Il periodo è teso, denso di paure ed incertezze.
Questa fase ci trova, come ho letto nei post social di alcuni, che cito perché mi pare una considerazione molto lucida e vera, nella stessa tempesta ma non sulla stessa barca: per alcuni, infatti, si tratta di una barca fragile, piccola, insicura, per altri più solida e capace di resistere agli incerti dell’esistenza.
Questa fase ci ha fatto, però, riscoprire, almeno in parte, il gusto di andar lenti, come ben ci ricorda Franco Cassano nel suo Il pensiero meridiano e parimenti ha acuito, in alcuni casi le distanze (in altre le ha ridotte) tra chi “ha avuto sempre meno e chi del più non sa che farne” come ben ci racconta Gennaro Morra, autore della canzone Di questo tempo.
Ha fatto emergere il meglio, in termini di solidarietà sociale, ed il peggio da parte di chi semina e dissemina il germe della sfiducia, della disunione, della discordia, delle accuse ostinate, del complottismo, delle fake news.
Il mio augurio è che la prossima fase, che ci accingiamo a vivere, si apra all’insegna del rafforzamento del patto sociale, del senso di comunità, della speranza e della fiducia in un futuro di ripartenza che sono indispensabili per mettercela davvero tutta.
“[…] Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l’anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada.
Bisogna imparare a star da sé e aspettare in silenzio, ogni tanto esser felici di avere in tasca soltanto le mani. Andare lenti è incontrare cani senza travolgerli, è dare i nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è trovare una panchina, è portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e vanno a confondersi al cielo. È suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero necessario, quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo.
Andare lenti è fermarsi su un lungomare, su una spiaggia, su una scogliera inquinata, su una collina bruciata dall’estate, andare col vento di una barca e zigzagare per andar dritti. Andare lenti è conoscere le mille differenze della propria forma di vita, i nomi degli amici, i colori e le piogge, i giochi e le veglie, le confidenze e le maldicenze […]
E con le parole di Gennaro Morra:
“Di questo brutto tempo
Ricorderemo le parole
Quelle spese per farcire
Con il miele il tuo dolore
Quelle grigie d’ordinanza
Quelle vuote di circostanza
Quelle nere d’odio e di miseria
Con cui s’affama il cuore […]
Di questo tempo buio
Resteranno le distanze
Tra chi ha avuto sempre meno
E chi del più non sa che farne.
Impareremo tutti i nomi
Di chi l’ha scritta questa storia
Stando sempre bene attenti
A tenerne la memoria
Di questi anni maledetti
Resteranno i nostri giorni
Strappati con ostinazione
A questa nostra condizione [ …]”
Tania
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