Qualcuno vi dirà che è stato il giorno più bello della propria vita.
Qualcuno, che ha avuto la gioia e il privilegio di diventare genitore, magari vi dirà che i giorni più belli magari sono due, in ex aequo al primo posto.
Quello che posso dirvi io è che ce l’ho fatta.
Agli occhi e alle orecchie di chi non crede nel matrimonio, o è diversamente sano e non considera questo evento come un traguardo, può sembrare strano affermare una cosa del genere, persino banale.
Ma per me non lo è.
Per noi con la sclerosi multipla come compagna di vita e promessa sposa non desiderata, è tutta un’altra storia.
La notte della diagnosi mi addormentai tra le braccia della donna che sarebbe divenuta mia moglie quasi cinque anni dopo: immaginai una vita normale, ridefinendo i contorni e i confini di un nuovo concetto di normalità che mi apprestavo a imparare già dal giorno seguente.
Cinque anni dopo quella notte sono cambiate tante cose nella mia vita.
Una nuova consapevolezza: di me, dei limiti del mio corpo, dell’importanza delle piccole cose.
Come sono luminosi i giorni di chi ha la sclerosi multipla quando lei decide di tacere.
Come sono serene le notti di chi ha la sclerosi multipla quando lei sceglie di dormire.
Per farla dormire e tacere adesso abbiamo tante strade, alcune passano da terapie sempre più efficaci e sicure, altre da una nostra rinnovata capacità di amarci e prenderci cura di noi.
Mangiare meglio e con qualche rinuncia in più, fare attività anche quando ci sentiamo troppo stanchi, coccolare la nostra mente concedendole il giusto riposto, arrestando quel vortice di pensieri che a volte ci strappa dalla bellezza della vita, silenziando tutte quelle paure di un futuro incerto che però, oggi, non può farci del male.
Un mese prima del matrimonio ho di nuovo contratto il Covid e pochi giorni prima la risonanza magnetica annuale aveva evidenziato una nuova lesione, sebbene molto piccola e spenta.
E così ho vissuto i giorni che precedevano il mio matrimonio con il timore di non essere all’altezza, di non essere abbastanza forte (sarò troppo stanco per una giornata così lunga e impegnativa?), di non essere abbastanza in forma (farà troppo caldo? Il Tecfidera farà i capricci nel mio stomaco?), di non riuscire a vivere il giorno che avevo già iniziato a sognare cinque anni prima tra le braccia di Rosanna.
E invece oggi sono qui a scrivere e a raccontarvi di un giorno meraviglioso.
Un giorno in cui ho scelto che non avevo tempo e voglia per star male o essere preoccupato perché ero troppo impegnato a essere felice con la mia donna e con i miei amici di sempre.
Qualsiasi cosa mi riservi il futuro non potrà mai intaccare la meraviglia di quelle ore spensierate e felici.
Ed è quello che ho deciso di fare nel corso della mia vita con la SM: fare provviste di momenti di gioia, di sorrisi quotidiani, persino di quella sensazione di allerta e inquietudine che precede i controlli, perché mi ricorda l’importanza dei giorni semplici.
Quelli in cui non hai nulla da fare.
Quelli in cui non hai nulla di cui preoccuparti.
Quei giorni in cui sei felici e hai imparato a farci caso!
Se vuoi condividere la tua storia su queste pagine scrivi a blog@giovanioltrelasm.it
Oh! Davide, che meraviglia. Ma che bello!Così si alimenta la vita! Ho capito che bisogna assolutamente evitare di fare 2 errori: 1) Non iniziare 2) non andare fino in fondo. Auguri con tutto il cuore.
Waw bravissimo congratulazioni, io mi sono spostata l’anno dopo la scoperta della malattia e nel 2017 sono diventata mamma, spero con tutto il cuore che un giorno anche tu e tua moglie possiate diventare genitori. Ti saluto un grosso in bocca al lupo
Grazie 🙂
Congratulazioni Davide!
E niente. Ho pianto, leggendo.
Giuro.
Fantastico ❤️
grazie Fabio!
Grazie Jessica, lo spero di cuore, anche se la cosa chiaramente suscita spesso paure e timori…ma credo che la forza dell’amore possa tutto! 🙂
Grazie Cornelia 🙂
Grazie, Emanuela 🙂