Oggi pubblichiamo la storia di Valentina. La diagnosi, come spesso succede, l’ha fatta cadere in un baratro di dolore. Ma a un certo punto ha deciso di mettersi in viaggio da Venezia a Bologna. Da lì tutto è cambiato.
Un anno, è già passato un anno. Sembra sia trascorsa una vita. Tutto è cambiato, io sono cambiata, gli altri sono cambiati. Stanchezza, tanta stanchezza, sempre e comunque, vertigini, dolori, vista offuscata, confusione, paura, angoscia, manca il respiro, e poi? Che altro deve capitare?
Sembra che il mondo debba sempre crollarmi addosso, è così pesante, e poi? Che altro devo sopportare? Le lacrime, il dolore, tanto dolore, sono frantumata come un vaso di vetro caduto a terra, e poi? Che altro devo affrontare?
E poi gambe in spalla e mi arrampico su per i 498 gradini della Torre degli asinelli a Bologna. Arrivo in cima! La fresca brezza che ti regala solo l’altezza, la vista mozzafiato della città dove Dante amava rifugiarsi. Ho le vertigini ma non è per le lesioni, ho il respiro corto ma non è per l’angoscia, il dolore non è per la malattia, la vista offuscata ma non per i problemi all’occhio. E poi? Si ricomincia a vivere!
Si ricomincia perché tutto è andato in pausa dopo la diagnosi. Mi ero persa totalmente, mi sembrava di vivere una vita che non era la mia. E non era la mia, non poteva essere la mia. Lo urlavo a squarciagola e lo urlo ancora. Non ce la facevo più e sono scappata da sola, piena di paura e di dolori, da Venezia a Bologna, da sola. Non sopportavo più nulla, nessuno capiva la mia sofferenza ed il mio dolore.
Ho fatto viaggi incredibili ed ora mi spaventa Venezia-Bologna! Parto comunque. Ed ecco che arrivo nella bellissima Bologna. C’ero stata anni prima all’Università. Se possibile, l’ho trovata ancora più bella. La visito tutta a piedi. È estate, fa caldo. Continuo a passare davanti a quella torre, mi fermo, la guardo, è alta. Maledizione! Se penso che a Parigi sono salita sulla Torre Eiffel a piedi. Continuo il mio giro, passa un altro giorno e continuo a capitare di fronte a quella torre.
Ultimo giorno. Fa caldo. Prendo respiro e salgo. Non finisce più e metà mi devo fermare. Recupero le forze, un ragazzo americano mi chiede se voglio davvero salire. Bella domanda: Yes of course! E vado.
Alla fine arrivo in cima! Piango e piango come non facevo da mesi, libero tutto quel dolore, quella paura, quell’angoscia, quel senso di ingiustizia. Penso a quello che non sarà più, ai progetti svaniti, a ciò che verrà. Ma realizzo anche che sono arrivata in cima. E poi?
E poi sono scesa caricandomi in spalla la mia compagna di viaggio e l’ho portata con me nei viaggi, al lavoro, a cena con gli amici, a vedere mostre e giardini, al corso di salsa cubana, al mio matrimonio.
La vita è riadattarsi continuamente a ciò che capita e la SM è solo un altro degli accidenti che accadono durante lo scorrere dell’esistenza.
Valentina
Se anche tu vuoi condividere la tua storia su GiovanioltrelaSM scrivici a blog@giovanioltrelasm.it
Grazie Valentina dell’insegnamento: la SM va certamente contrastata con il supporto della sapere biomedico, ma ha una dimensione simbolica (esistenziale, sociale, culturale) che solo la consapevolezza, la voglia di affrontare le sfide e gli stereotipi, nonchè la forza del cambiamento, possono sconfiggere.
Alberto hai colto esattamente l’essenza del mio racconto. Grazie.
Ecco la Valentina che ho conosciuto, che conosco…e che amo!! Una donna unica. Fragile, intelligente, forte. Che non chiede anche se vorrebbe gridare il suo voler essere aiutata, rassicurata, accompagnata…. Ho letto il suo racconto, una parte della sua vita che, mai, avremmo voluto leggere. Ma ho letto anche la sua forza..e quei 498 gradini ne sono la dimostrazione…ti voglio bene.
Grazie…che altro dire…
Dobbiamo solo fermarci ad ascoltare … dobbiamo imparare a farlo … io ho molto da rubare ad una persona come la mia dolce Amica Vale … la prima a infondere coraggio con la sua forte determinazione … ci saranno infinite scale … le saliremo … il tempo lo ruberemo all infinito . Alvin
Il tempo è la categoria che più di altre ho dovuto rivedere…l’ascolto è quella che di cui più se ne sente l’esigenza…La determinazione è quella indispensabile…
Grazie Valentina per la tua incoraggiante esperienza e complimenti per la scalinata, deve essere stato emozionante raggiungere 100 e poi altri 100 e100 ancora gradini fino alla vetta. Ti auguro di continuare a porti ancora mete come questa. E a proposito ti invito a salire i 418 gradini della torre di Giotto (terminata da Brunelleschi) in piazza Duomo a Firenze, anche li il panorama è stupendo. Vittorio (SM dal 2000)
Caro Vittorio,ho accolto la tua sfida!in questi giorni sono stata a Firenze e non solo sono salita sul campanile di Giotto,una bella fatica lo ammetto,ma pazzamente sono salita sula cupola del Brunelleschi!ora mi ci vorranno 15 giorni per riprendere la gamba destra ma ne è valsa la pena!Grazie mille!