Davide ci ha mandato questo breve ma illuminante spaccato di vita. Alcuni tra i sintomi più subdoli della sclerosi multipla rendono difficili anche le operazioni più elementari della vita quotidiana, come chiudere un bottone o allacciarsi le scarpe. Ma se non si può più fare come prima, si può cambiare approccio e andare oltre. Ecco come.
Cerco di infilarmi il terzo bottone del mio giaccone di velluto marrone, e non ci riesco. L’inverno scorso ci riuscivo. Ho quasi un conato di vomito, che trasformo subito in un colpo di tosse appoggiandomi all’armadio di camera mia.
È panico, accompagnato da un sentore di rassegnazione. Me ne esco con la mia solita esclamazione in veneto: «Varda come che sò ridoto!».
In realtà sono molti i momenti come questi, continui, una successione di attimi in cui mi accorgo che le cose un tempo semplici come allacciarmi le scarpe, oggi sono diventate difficili, faticose, frustranti. Ho detto una bugia: non me le allaccio più le scarpe, perché non ho più scarpe con i lacci, ma solo con strisce di velcro. Aggiungo anche questa alla frustrazione.
È necessario, assolutamente necessario, trovare un rimedio. Non intendo dire “guarire, riprendere le funzionalità perse”. Pare sia impossibile, ci vorrebbe una magia, con relativa formula magica. Non guarire, ma almeno curare quel conato che arriva, che non ha niente a che fare con lo stomaco. Sento che nasce in testa, da un misto di rabbia, paura e delusione non ancora ‘digeriti’, per tornare allo stomaco.
Una mia carissima amica dice: «Non esiste nulla di oggettivo, nulla, siamo noi a dare il significato alle cose e agli eventi, che di per sé invece non ne hanno alcuno». Bene, Davide, cambiamo il significato del non riuscire ad allacciarsi quel bottone, è necessario.
Primo tentativo: davvero occorre allacciarlo? Purtroppo sì, fa freddo e scendere le scale fino al garage ti prendi un accidente se non ti chiudi il giaccone. Bon, cambiamo tattica allora.
Secondo tentativo: stringi il giaccone, infila il marsupio a tracolla che, cingendo il torace, tiene anche chiuso il giaccone: WOW, riuscito! Felice, vomito passato.
Davide, avevi sbagliato dall’inizio, non serviva per forza allacciare il bottone. Quindi ti sei fatto venire un conato per qualcosa che non serviva?
La mia amica ha ragione, siamo noi ad attribuire i significati, noi. E se funzionare come prima non si può più, a quanto pare si può provare a funzionare diversamente, a riorganizzarsi, partendo col guardare ciò che accade con occhi nuovi, magari anche più distaccati.
Il bottone non si allaccia? «Enkiùlet!» Ecco, formula magica trovata.
Davide
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Davide hai descritto benissimo quello che proviamo tutti noi ogni qual volta abbiamo la prova tangibile di un cambiamento…
La formula magica “eskiùlet” comincerò ad usarla anch’io…… sicuramente funziona anche per me!
un abbraccio fortissimo
Grazie Chiara! 🙂 Mi raccomando l’accento sulla ‘u’ nella formula magica, il dialetto bresciano lo impone 😉
Contraccambio l’abbraccio.
Davide
Il pugno allo stomaco o il senso di vuoto o di vomito viene da sè ma è più doloroso resistere al cambiamento che seguirlo, trovare una strategie e soprattutto formule magiche. Grazie Davide.
Cornelia
Cornelia, ahimè a volte l’orgoglio cocciuto mi porta a ‘resistere’ (‘rifiutare’ il cambiamento), e mi intestardisco sulla solita strada in cerca di rassicurazioni.
E invece (con umiltà?) spesso conviene provarne una nuova, e più intelligente (che diventa ‘magica’ 😉 ).
Davide
Grande Davide si “deve” cercare il più possibile il sistema di risolvere le cose che ci “fanno” girare le scatole!!!!
Mara, mi piace l’eufemismo ‘fanno girare le scatole’ 😉 Comunque si, spesso le soluzioni possibili son più numerose di quel che pensiamo.
Davide
Invece del conato di vomito a me vengono fitte al cuore…. sembra che qualcuno lo afferri e inizia a stringere…. sudo freddo….. e inizio ad andare nel panico…. si sta sempre sull’attenti….e a volte mi chiedo…. è vita questa?
Ti capisco benissimo Alessandra, eccome. Ma insisto, siamo noi a dare (quel) significato agli eventi, noi. E può bastare poco per cambiarlo, e spesso quel poco è lì vicino, un pizzico di umiltà, coraggio, anche sfrontatezza (vorrei farti notare che me ne sono uscito con una parolaccia 😉 ), e il significato cambia, addirittura migliora.
Un abbraccio (potevo? 😉 ),
Deiv
Purtroppo con la nostra compagna inseparabile è un continuo adattamento. Sei fortunato a non aver dovuto rinunciare anche alle scarpe coi tacchi 😉 il tuo senso dell’umorismo è un grande dono. Un abbraccio
Renèe, ai tacchi non ci avevo proprio pensato 😉 Tacco 12? ;););)
Umorismo a parte, concordo, è un CONTINUO ADATTAMENTO. Che fatica riuscirci, che enorme risultato riuscirci, ogni volta. Tra di noi, ci sono (veri) eroi, li ho visti, li ho conosciuti.
Contraccambio l’abbraccio,
Deiv
Grandioso! Abbiamo usato lo stesso approccio, oserei dire vincente! Io non sono più capace di roteare la saponetta in mano, ma sai quanto sono buoni certi saponi liquidi? Idratano di più e che profumo…!
VEEEROOOOOOOOO!!! L’HO SCOPERTO ANCHE IOOOO!!!! Cosa usi? Io cerco sempre che ci sia ALOE VERA nella miscela… e con il meno additivi strani possibili (BENEDETTA, stiamo trasformando il BLOG in una Beauty Farm ;))) ).
Deiv
Il sapone di Marsiglia della Carli ha un profumo che mi droga
Carissimo Davide, certo hai ragione a cambiare strategia, basta mettere dei mocassini…
e se non riesco più ad allacciare il reggiseno?
Dirai: e non metterlo!
Ma BRUCIA, scotta!
Sei grande, un bacione
Ecco, i tacchi li avevo già, giusto, mancava il reggiseno… mi sa che prima però devo operarmi… che taglia faccio? 😉
Fiorella, son certo tu ti possa far aiutare a metterti il reggiseno, eh! Very sensual… (e niente, ormai in questo Blog siam perduti 😉 ).
Tornando seri, io ho deciso che quando non riesco ad allacciarmi quel bottone, chiedo a qualcuno di allacciarmelo. A volte vedo (per questo) un po’ di imbarazzo anche dall’altra parte (soprattutto gli uomini… e già mi immagino la loro faccia quando glielo chiederò con tacchi e reggiseno ;)))…), comunque, si , un po’ di imbarazzo dall’altra parte. Ma è imbarazzo che, superato, fa bene anche a loro.
Un bacione anche a te,
Deiv
Davide si, è così ; dobbiamo cambiare binario. Perché sempre c’è un altro binario da seguire, giusto e adatto al nostro cammino. Un abbraccio a tutti i viaggiatori!
Maria
Giusto Marina, e buon viaggio anche a te.
E mi raccomando, un LENTO viaggio, così hai modo di goder meglio del panorama 😉
Deiv
GRAZIE A TUTTI, A DAVIDE SPECIALMENTE, QUANTE COSE HO IMPARATO!!!!
LO SO MICA E’ SEMPLICE, PERO’ QUANTE COSE SI IMPARANO, IO AD ESEMPIO
SONO DIVENTATA MANCINA, NON IN TUTTO CERTO, MA SENTO DI AVER FATTO
UN PASSO ( PASSO?????) AVANTI.
SARA’ BANALE DIRLO, MA LA VITA E’ BELLA COMUNQUE. GIULIANA
CHE NON E’ PIU’ “GIOVANE”
Giuliana, quindi ambidestra?!?! Grande! Altro che passo… direi una EVOLUZIONE!
Per il resto, certo che non è facile, ma noi con sm siam mica per le cose facili, siamo piuttosto per le cose per le quali ne valga la pena.
E se dici che ‘è bella’, la fatica che hai fatto e che fai ne è valsa la pena.
Non sei Giovane? Mi riferisce un vecchio vocabolario che GIOVANE arriva (pensa) dal persiano DGIUVAN, e (prima ancora?) dal sanscrito YU-YO-MI, che vuol dire ‘colui che combatte’.
Giuliana, GIOVANE LO SEI ECCOME!
Brava.
Deiv
P.S.: Giovani Oltre la SM vale quindi ‘Combattenti Oltre la SM’, che dici?